L'EX GOVERNATORE RESPINGE LE ACCUSE

Galan: investito da ciclone mediatico Pm: affari per 50 milioni di dollari

"Volevo che i magistrati mi ascoltassero, ma non hanno voluto farlo", ha detto l'ex governatore del Veneto illustrando la memoria difensiva. La Procura: "Riconducibili a Galan affari per 50 milioni di dollari"

23 Giu 2014 - 21:06
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"Sono stato investito da un ciclone umano, mediatico, giudiziario che mai avrei pensato. Io non ho le colpe che mi vengono attribuite". Lo dice il deputato di FI Giancarlo Galan, illustrando la memoria difensiva depositata in Giunta per le autorizzazioni alla Camera relativamente all'inchiesta Mose che lo vede coinvolto. "Finalmente dopo 20 giorni posso parlare: volevo che i magistrati mi ascoltassero, ma non hanno voluto farlo", ha quindi aggiunto.

Galan: investito da ciclone mediatico Pm: affari per 50 milioni di dollari

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"Sulle mie condizioni patrimoniali e sulla casa sono state dette fesserie colossali. Non esiste una parola sul fatto che io abbia avuto soldi. La casa l'ho comprata da un dentista di Pantelleria, già restaurata. Quante balle", continua l'ex governatore del Veneto. Parlando delle carte che lo accusano relativamente all'inchiesta Mose, dice: "Si tratta di una rappresentazione assolutamente falsa ma grave".

"Nel frattempo - sottolinea - non è che non abbiate scritto le peggiori infamie. Io so che il politico è un mostro, ma mi aspettavo più rispetto nei confronti miei e della mia famiglia". Difendendo la sua vita privata, aggiunge: "Mia moglie non faceva la cubista, non ha neppure il fisico anche se è una bellissima donna a cui voglio bene. Quando mi ha conosciuto lavorava nel volontariato ed è stato licenziata. Almeno questo".

"Io, fino a prova contraria, credo sempre nella buona fede delle persone. Voglio sperare si leggano bene la carte", dice poi Galan replicando a chi sottolinea che sarà la Giunta per le autorizzazioni della Camera a decidere se portare in Aula la richiesta di arresto nei sui confronti. "Non c'è uno che dica che mi ha messo in mano mille euro. Non esiste una parola sul fatto che io abbia avuto soldi", si difende.

"Nel procedimento penale si è manifestato nei miei confronti un fumus persecutionis evidentissimo", afferma pur dicendo di non sentirsi "perseguitato dai magistrati né tradito dagli amici". "Io non mi sento perseguitato da nessuno", chiarisce. Tuttavia, ribadisce, "ritengo che i magistrati siano stati indotti in errore da una falsa rappresentazione preparata dalla guardia di finanza su basi presuntive e non documentali. Io sento che la Gdf ha fatto un lavoro modesto e scadente tale da indurre in errore".

Pm: "Ipotesi fondi estero - A carico di Galan emergono delle intercettazioni ambientali che gli attribuiscono fondi non ben precisati portati all'estero. Lo ha reso noto, davanti ai giudici del riesame, il pm Stefano Ancillotto che con i colleghi Paola Tonini e Stefano Buccini sta gestendo l'inchiesta.

Secondo quanto riferito da Ancillotto, le intercettazioni ambientali riguardano dialoghi tra il commercialista di Galan, Paolo Venuti - anch'egli indagato - e sua moglie. Dal dialogo tra Venuti e la donna si capisce che il commercialista fungeva da prestanome per Galan e che proprio per conto del parlamentare di Forza Italia del denaro sarebbe stato portato all'estero e che, proprio mentre esplodeva l'inchiesta, Venuti avrebbe detto alla moglie che solo l'ex governatore del Veneto avrebbe potuto decidere il da farsi. Nel corso del riesame il legale di Venuti, Emanuele Fragasso, ha minimizzato l'intercettazione ricordando che il commercialista era amico da sempre di Galan (quindi i fondi potrebbero essere antecedenti la vicenda Mose) e che tutta la contabilità della famiglia dell'ex governatore era in mano al commercialista. Fragasso ha anche sottolineato che nella vicenda Venuti-Galan "ci sono aspetti paradossali, perché quando il commercialista si occupa di un altro cliente, che non è Galan, viene perquisito proprio per delle carte che fanno riferimento a investimenti all'estero, documenti risultati in regola che però nell'inchiesta 'diventano' di Galan".

"Riconducibili a Galan affari per 50 milioni di dollari" - Nelle carte dell'inchiesta si parla di "cospicue operazioni commerciali nel Sud Est asiatico", nell'ordine di 50 milioni di dollari, trovate in documenti in possesso del 'prestanome' Paolo Venuti, per le quali emergerebbe "la riconducibilità alla famiglia Galan". Lo affermano i pm nella richiesta al gip degli arresti del 4 giugno.

Galan: ho paura di finire in carcere - "Ho paura di finire in carcere, ho paura di questo castello gigantesco che è stato montato contro di me". Così Giancarlo Galan. "Si è montato un castello di accuse senza che nessuno mi voglia ascoltare, un castello che è fuori dal mondo - spiega -. Nessuno tra l'altro dei miei tre accusatori, sulla cui attendibilità c'è una riflessione da fare, dice di avermi mai consegnato una lira".

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