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Sisma, le testimonianze dal Centro Italia: "Ripiombati nell'incubo"

Dagli appelli dei sindaci alla paura di chi è bloccato dalla neve: "Non abbiamo niente, siamo bloccati in casa"

"Siamo ripiombati nell'incubo e siamo bloccati in casa perché fuori c'è un metro di neve": quella di un funzionario della Regione Abruzzo è solo una delle tante testimonianze di paura che arrivano dal Centro Italia, da giorni flagellato dal maltempo e, da oggi, nuovamente colpito da forti scosse di terremoto.

"Non abiamo nulla, nemmeno l'acqua", racconta una donna di Pizzoli. Gli appelli dei sindaci: "Aiutateci, siamo isolati".

"Siamo bloccati in casa, abbiamo paura" - "Siamo bloccati in casa perché fuori c'è un metro di neve e quindi non possiamo uscire né a piedi né in macchina. La casa ha retto ma sono state tre scosse molto forti, terribili che ci hanno riportato nell'incubo. E le scosse si susseguono. Abbiamo paura" racconta Pio Fulvi, funzionario della Regione Abruzzo dopo aver vissuto le nuove scosse di terremoto nella sua abitazione di Capitignano, in provincia dell'Aquila. "In casa sono cadute bottiglie e suppellettili, ho visto la macchina ballare, non finiva mai - ha aggiunto - e chissà quando verranno a liberarci visto che il mezzo del comune è fuori uso. Mi risulta il sindaco ha chiesto l'intervento di Anas ed esercito". 

"Non abbiamo nemmeno l'acqua" - Drammatica la testimonianza di una donna di Pizzoli, vicino L'Aquila, uno dei comuni più vicini all'epicentro del forte sisma: "Non abbiamo nulla, nemmeno l'acqua. Ogni paese dovrebbe avere almeno un punto di accoglienza e invece siamo soli. Quando c'è stata la forte scossa sono scappata e non sono più rientrata a casa. Sono fuggita in mezzo alla neve". Un'altra signora racconta: "Sono uscita da una finestra perché non potevo usare le scale". A Pizzoli moltisism epersone si sono rifugiate nel Palasport del Paese diventato un punto di raccolta e in molti non conoscono ancora le condizioni delle loro abitazioni. 

"Troppo pericoloso rimanere qui" - La tragica combinazione maltempo-terremoto rende particolarmente difficile la gestione degli effetti post-sisma. Nelle frazioni di Montereale e Aringo, dove ci furono numerosi crolli già con il sisma del 24 agosto, ad esempio, "decine di persone sono rimaste bloccate nelle loro case a causa della neve" ha spiegato Dario Tudini dell'associazione Aringo club: "Ci stiamo organizzando con fuoristrada per andare a prendere gli ultimi abitanti delle nostre frazioni - prosegue - sono persone anziane ma anche famiglie che hanno l'automobile bloccata dalla neve che qui è arrivata a mezzo metro. Li porteremo a Roma, da amici e parenti. Ora è troppo pericoloso rimanere qui". 

Telefoni fuori uso - Tocca soprattutto ai sindaci fare il resoconto dei danni e dei disagi, provocati soprattutto da una situazione già di forte emeregenza per le nevicate degli ultimi giorni: "C'è bisogno di mezzi speciali di rimozione. Abbiamo chiesto aiuto anche alle forze armate che sono intervenute" spiega il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso. "Ci sono problemi di collegamenti telefonici in alcuni paesi. Non abbiamo danni a persone, ma a cose e servizi".

"La gente reagisce con dignità" - "Si sono sommati due eventi 'stressanti': la neve caduta abbondante e tre forti scosse sismiche. La gente ha una comprensibile paura, ma reagisce con tenacia e dignita', virtu' tipiche della gente di montagna": prova a vedere il lato positivo l'arcivescovo dell'Aquila, Monsignor Giuseppe Petrocchi. 

Neve-sisma, combinazione catastrofica - Anche il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, sottolinea la drammaticità degli eventi che hanno colpito il Centro Italia: "Servono i mezzi per uscire dall'isolamento, mezzi gommati con catene, turbine, la neve è molto alta, i posti da liberare sono tantissimi". La difficoltà a muoversi rende, ovviamente, impossibile effettuare verifiche e portare eventuali soccorsi nelle zone dove si sono registrate le scosse. In questo senso sono unanimi gli appelli dei sindaci dei territori colpiti. Come Sante Stangoni, primo cittadino di Acquasanta Terme, che ha richiesto l'intervento dei mezzi di soccorso: "Non si può uscire se succede qualcosa, quindi abbiamo bisogno proprio di un intervento imponente perché abbiamo cinquanta frazioni, e in quelle cinquanta frazioni, duecento chilometri di strade interne, più un evento sismico".