La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per entrambi, ma il gip deciderà solo dopo gli interrogatori preventivi
La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per diciotto persone nell'ambito di un'inchiesta su presunti appalti truccati. Tra gli indagati figurano l'ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro e l'ex ministro dell'Agricoltura Saverio Romano. Secondo le ipotesi accusatorie, ancora da verificare nel contraddittorio con la difesa, vi sarebbero presunte irregolarità nella gestione di gare pubbliche e possibili scambi di utilità tra amministratori e ambienti imprenditoriali. Il giudice per le indagini preliminari deciderà sull'eventuale accoglimento della misura cautelare solo dopo gli interrogatori preventivi disposti nei confronti dei soggetti coinvolti.
I pubblici ministeri di Palermo hanno formalizzato la richiesta di arresti domiciliari per diciotto indagati. Le contestazioni, a vario titolo e allo stato delle indagini, riguarderebbero associazione per delinquere, turbativa d'asta e corruzione. I carabinieri del Ros hanno notificato l'invito a comparire davanti al gip per l'interrogatorio preventivo: solo all'esito di questa fase il giudice valuterà se accogliere o meno la richiesta cautelare. Per il parlamentare Saverio Romano, l'eventuale misura richiede il passaggio dell'autorizzazione a procedere.
Nel registro degli indagati, oltre a Totò Cuffaro e Saverio Romano, risultano indicati funzionari pubblici e imprenditori. Tra i nominativi citati negli atti figurano, tra gli altri, Roberto Colletti (già dirigente dell'azienda ospedaliera Villa Sofia), Carmelo Pace (capogruppo della Democrazia Cristiana all'Assemblea regionale), e Vito Raso, storico collaboratore dell'ex governatore. Secondo l'impostazione accusatoria, ancora da comprovare, gli indagati avrebbero avuto ruoli differenti in un presunto sistema di condizionamento delle procedure di gara.
Cresciuti nella tradizione democristiana, Cuffaro e Romano hanno condiviso una lunga traiettoria nel centrodestra siciliano, ricoprendo incarichi di partito e istituzionali. Dopo l'esperienza comune nell'Udc, Romano ha fondato il Pid ed è stato ministro dell'Agricoltura nel 2011. Il rapporto personale tra i due, pur segnato da scelte politiche differenti negli anni successivi, è rimasto costante. Questa inchiesta giunge dopo percorsi pubblici che li hanno resi figure note nel panorama politico regionale e nazionale.
Cuffaro, oggi alla guida della Nuova Dc, ha scontato una condanna definitiva a sette anni per favoreggiamento aggravato e rivelazione di segreto d'ufficio; la sentenza è divenuta definitiva nel 2011. Ha lasciato il carcere nel 2015 e nel 2023 ha ottenuto la riabilitazione, con l'estinzione delle pene accessorie. Romano era stato indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e nel 2012 è stato prosciolto dal gip con la formula dell'insufficienza di prove. Tali vicende pregresse non implicano alcuna correlazione automatica con le attuali ipotesi, che restano da accertare nelle sedi competenti.
"Apprendo dalla stampa di una richiesta della Procura che mi riguarderebbe: non ne so nulla e non ho ricevuto alcuna comunicazione. In ogni caso sono assolutamente tranquillo e a disposizione, pronto a chiarire eventuali dubbi dei magistrati, dei quali ho la massima stima e considerazione". L'ex ministro ha ribadito fiducia nella magistratura e la volontà di collaborare per chiarire la propria posizione.
"Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione". Lo ha dichiarato Totò Cuffaro, segretario nazionale della Democrazia Cristiana, commentando gli sviluppi dell'inchiesta palermitana. L'ex governatore ha aggiunto di essere "assolutamente sereno" e di avere "piena fiducia nella magistratura".
Gli interrogatori davanti al gip rappresentano il momento decisivo per la valutazione delle richieste cautelari avanzate dall'accusa. Allo stato, non risultano eseguiti provvedimenti restrittivi e gli atti restano coperti dal segreto istruttorio. L'esito degli accertamenti e delle audizioni determinerà le eventuali decisioni del giudice.