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Nicolosi, killer di Giordana in lacrime: "Credevo volesse togliermi la bimba"

Luca Priolo ha confessato lʼomicidio della sua ex compagna e ai carabinieri dice: "Volevo portarle a New York"

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"Io l'amavo ma lei non mi voleva più. Temevo che non mi facesse più vedere la bambina". Così, tra le lacrime, Luca Priolo ha confessato l'omicidio della sua ex compagna, Giordana Di Stefano. Il delitto è avvenuto a Nicolosi (Catania) ma il ragazzo è stato fermato a Milano mentre tentava di fuggire all'estero. "Volevo trasferirmi con Giordana e la bimba a New York", ha aggiunto prima di essere portato in cella.

Incastrato da un sms - Il giovane è stato fermato dai carabinieri a Milano, dopo una lunga corsa in auto, mentre alla stazione cercava di prendere un treno per fuggire all'estero. Ad incastrarlo un sms mandato al padre. "Sono nei guai, aiutatemi e mandatemi dei soldi", ha scritto al padre usando il cellulare di un passante. Il messaggio è stato letto dai carabinieri. L'uomo ha richiamato il figlio al cellulare dell'ignaro passante e ha capito che era alla stazione di Milano. I militari dell'Arma di Catania hanno quindi inviato tramite WhatsApp la foto dell'omicida ai colleghi di Milano che, dopo 5 minuti, lo hanno bloccato e arrestato.

La confessione tra le lacrime - Ai militari, in caserma, Priolo ha reso ampia confessione: "Sì, sono stato io...", ha ammesso. In lacrime, ha parlato di un raptus di follia, di aver agito senza premeditazione. Un omicidio inaspettato nonostante la denuncia per stalking che la stessa Giordana aveva presentato nel 2013 perché Luca, nonostante la loro storia fosse già finita, la seguiva. Ed era arrivato ad entrare anche in casa di Giordana passando per una finestra.

La ricostruzione del delitto - Ai carabinieri di Milano Priolo ha raccontato tutto. Martedì sera Giordana aveva cenato fuori con un cugino e davanti alla pizzeria ha incontrato Luca. I due si sono appartati in auto per l'ennesima discussione. Il giovane ha tirato fuori un coltello, che aveva con sé, e ha ucciso la ragazza. Poi è tornato a casa sua, col motorino, si è cambiato, ha salutato la madre ed è salito a bordo dell'auto di quest'ultima. In casa ha lasciato il cellulare, per non essere rintracciato, e durante il tragitto si è sbarazzato dei vestiti sporchi di sangue. Ma il sistema tutor ha immortalato la sua macchina, l'ha seguita fino a Milano. E in stazione Centrale, mentre tentava di salire su un treno per Lugano, i carabinieri lo hanno fermato. "Sì, sono io", ha detto ai militari che lo hanno chiamato per nome. E tra le lacrime si è fatto ammanettare.

Un coltello da caccia è l'arma del delitto - Gli abiti sporchi di sangue sono stati trovati vicino a un centro commerciale. A indicare il luogo del ritrovamento è stato lo stesso 24enne durante la confessione. All'appello manca l'arma con cui ha ucciso l'ex compagna, un coltello da caccia, che ha nascosto nella stessa zona.