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Mafia, colpo al clan di Brancaccio: 34 arresti in diverse Regioni

Sequestrate numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. In manette anche il boss Pietro Tagliavia e il fratello di Giovanni Lo Porto, lʼoperatore umanitario ucciso nel 2015

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La polizia e la guardia di finanza di Palermo hanno arrestato 34 persone tra mafiosi del clan di Brancaccio e loro complici.

Le operazioni sono scattate in Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria. Sono state inoltre sequestrate numerose aziende per un valore di circa 60 milioni di euro. Tra gli arrestati c'è anche il fratello di Giovanni Lo Porto, l'operatore umanitario sequestrato da Al Qaeda nel 2012 e ucciso tre anni dopo.

Secondo gli inquirenti, Lo Porto sarebbe stato il braccio destro di Pietro Tagliavia, boss del mandamento mafioso di Brancaccio e della famiglia di "Corso dei Mille", attualmente ai domiciliari. Quella dei Tagliavia è una famiglia mafiosa di Palermo coinvolta anche nelle stragi del '92 e del '93. Lo Porto avrebbe gestito il racket del pizzo.

Le indagini hanno consentito di fare luce su episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi e di ricostruire l'organigramma delle famiglie mafiose che appartengono alla cosca, definendo ruoli e competenze di ciascuno e individuando i capi.

L'inchiesta ha svelato il controllo, da parte della mafia, di un gruppo imprenditoriale che opera in diverse regioni, tra le quali Sicilia e Toscana. Polizia e guardia di finanza stanno sequestrando veicoli e autoveicoli utilizzati per compiere i reati contestati.

Sequestrati beni per 1,5 milioni al boss Riina - Un'altra operazione contro la mafia è stata messa in atto dai carabinieri, i quali hanno sequestrato al boss Salvatore Riina e ai suoi familiari beni per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. Il provvedimento riguarda diverse società, una villa, 38 rapporti bancari e, soprattutto, numerosi terreni del padrino corleonese. L'inchiesta nasce dai redditi dichiarati negli anni da Riina e dai suoi congiunti, dai quali è stato possibile ipotizzare l'utilizzo di mezzi e di risorse finanziarie illecite.