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Scuole occupate, la Procura di Roma: l'autogestione non è reato

In tempi di Dad e di proteste studentesche i casi di "didattica alternativa" negli spazi scolastici si sono moltiplicati. I pm: la Costituzione garantisce il diritto di riunirsi e manifestare

Scuola, manifestazioni studenti contro la Dad da nord a sud

La Procura di Roma ha chiesto di archiviare molte inchieste su scuole occupate dagli studenti in città perché i ragazzi "devono essere considerati soggetti attivi della comunità scolastica e partecipi alla sua gestione". Per i pm insomma le occupazioni studentesche, che si sono moltiplicate in questi mesi di Dad, non costituirebbero interruzione di pubblico servizio: una presa di posizione che contrasta con diverse sentenze della Cassazione.

Se gli studenti prendono possesso delle aule e autogestiscono gli spazi scolastici, secondo la Procura della Capitale, stanno semplicemente esercitando un diritto, quello di "riunione e manifestazione" garantito dalla Costituzione. Così spiega il "Messaggero" la richiesta presentata dai pm al gip di archiviare le molte inchieste sulle occupazioni degli edifici. 

 

Il caso del liceo Kant - Uno dei casi principali è quello del liceo Kant, a Torpignattara. Gli studenti lo occupano dal 23 gennaio. Chiedono la fine della didattica a distanza e sicurezza per rientrare in classe, quindi più autobus per raggiungere la scuola. 

 

 

Cassazione e occupazioni - Dalla Cassazione però sono arrivate sentenze che giudicano anche poche ore di occupazione un gesto che lede il diritto all'apprendimento e quindi un'interruzione di pubblico servizio. In particolare, nel 2016 gli ermellini avevano dato torto a uno studente delle superiori che aveva incitato i compagni a occupare la scuole impedendo a ragazzi e insegnanti che non erano d'accordo con lui di entrare in classe. Il giovane aveva invocato il diritto di sciopero ma i giudici avevano ritenuto che tale diritto viene meno se lede interessi costituzionalmente garantiti, come quello di chi non concorda con la protesta. 

 

Chiedendo l'archiviazione, la Procura sostiene che "l'esercizio dei diritti di riunione e manifestazione del pensiero garantiti dalla Costituzione cessa di essere legittimo solo quando travalichi nella lesione di altri interessi costituzionalmente tutelati, con modalità di condotta che esorbitino dal fisiologico esercizio dei diritti". E, secondo i pm romani non è questo il caso delle proteste "sobrie", in cui il diritto allo studio sarebbe comunque garantito con lezioni augogestite, didattica alternativa e attività culturali. 

 

 

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