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Sardegna, olivastro millenario rinasce dopo essere stato distrutto da un rogo

Il 24 luglio del 2021 la pianta veniva divorata dalle fiamme. Ma un miracolo della natura ha permesso il recupero

L'olivastro millenario che è sopravvissuto all'incendio che lo aveva distrutto

Nessuno ci sperava più eppure l'olivastro millenario di Sa Tanca Manna che era stato dato per morto a causa del devastante incendio scoppiato nell'estate 2021 nel Montiferru è ancora vivo.

L'olivastro (o oleastro come lo definiscono meglio i botanici) era divenuto suo malgrado il simbolo della devastazione delle campagne intorno a Cuglieri, in provincia di Oristano. Era spacciato, per tutti, e invece la natura ha dimostrato di essere più forte: a confermarlo è stato Gianluigi Bacchetta, docente di Botanica e direttore dell'Orto Botanico dell'Università di Cagliari.

"E' una grandissima emozione rivedere i germogli sull'olivastro millenario di Sa Tanca Manna, dopo il rogo del 24 luglio 2021 che ha devastato l'intero Montiferru, e in particolare questa area e questo monumento naturale che sembrava essere andato perduto", dice il professor Gianluigi Bacchetta che dall'estate scorsa è al lavoro per riparare i danni ambientali alla vegetazione. 

 

 

Le tecniche usate per rianimare l'olivastro millenario - "Pochi credevano nella possibilità di una ripresa - prosegue il professore, che in questi 10 mesi ha continuato a fare la spola tra Cagliari e Cuglieri -. In tanti dicevano che si stava addirittura sprecando tempo nel cercare di rianimare questa pianta. Invece hanno avuto la meglio le azioni che si sono portate avanti: la pacciamatura, l'irrigazione di emergenza, la somministrazione degli amminoacidi levogiri per il ripristino della funzionalità radicale, la protezione del tronco con i teli di juta e poi la copertura a simulare la chioma che era andata perduta". Tutti gli interventi realizzati nel corso dell'autunno e dell'inverno hanno cominciato a dare in primavera i frutti sperati: la pianta si conferma essere viva e vitale, i germogli hanno superato i 40 centimetri, e testimoniano come quest'albero, che ha millenni di esperienza, ha capito quale fosse il momento adeguato per rivegetare.

 

"Non è stato possibile in autunno, perché si è trattato di una stagione molto siccitosa - riprende Bacchetta -. Di certo non avrebbe sprecato energie d'inverno, con i rigori tipici e le giornate corte. Ha atteso la primavera, quando le condizioni si sono mostrate ideali". Il lavoro però non si ferma. "Come Banca del Germoplasma della Sardegna continuiamo a coltivare i semi dell'olivo millenario perché potranno essere utili - precisa lo studioso -. E come Orto Botanico, in base alla convenzione con il Comune di Cuglieri e in accordo con l'associazione Montiferru, proseguiamo nelle attività di monitoraggio e di salvaguardia del Patriarca nella speranza che possa diventare esempio di resilienza anche per una comunità che, a distanza di un anno, soffre ancora gli effetti nefasti del rogo che c'è stato e attende ancora gli aiuti del Governo regionale, finora mai erogati". 
 

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