A Cittanova le estumulazioni non autorizzate sono andate avanti per anni per fare posto a nuove sepolture. In manette anche l'ex custode del cimitero
Malaffare al cimitero di Cittanova (Reggio Calabria), dove 16 persone sono state arrestate per aver distrutto o spostato in altri loculi le salme dei defunti per far posto a nuove sepolture. Perse le tracce di oltre 460 corpi. Le estumulazioni non autorizzate sono state effettuate per anni. Tra gli arrestati figurano anche l'ex custode del cimitero, oggi in pensione, e tre imprenditori locali amministratori di due imprese di onoranze funebri. Complessivamente sono 70 gli indagati. Le autorità hanno inoltre sequestrato un'area del cimitero.
Gli arresti sono scattati anche nei territori di Milano e Vicenza. Le persone finite in manette si sono rese protagoniste di operazioni illecite celate dietro la regolare gestione del cimitero comunale dove, secondo gli inquirenti, avevano creato una "gestione parallela" del cimitero rispetto a quella del Comune.
L'ex custode e i tre imprenditori locali, sottoposti alla custodia cautelare in carcere, sono ritenuti dagli inquirenti al vertice di un'associazione a delinquere.
L'inchiesta "Aeternum" è partita nel dicembre 2018 quando un cittadino di Cittanova si è accorto che all'interno del tumulo di un proprio caro era stata abusivamente inserita una seconda salma ed ha denunciato ai carabinieri. L'organizzazione si avvaleva della collaborazione di insospettabili medici legali dell'Asp di Reggio Calabria che erano chiamati a vigilare sulle estumulazioni o ad eseguire visite necroscopiche.
In realtà 5 medici, finiti ai domiciliari, secondo l'accusa erano pronti a sottoscrivere i verbali delle operazioni per come veniva loro dettato dagli appartenenti all'associazione. A volte i verbali sarebbero stati compilati senza che il medico legale o altri funzionari previsti fossero presenti sul luogo. Ciò tuttavia non impediva ai camici bianchi di richiedere il rimborso chilometrico previsto dal servizio sanitario per le visite necroscopiche, in realtà mai effettuate.
Secondo i carabinieri e la Procura, sarebbe stato l'ex custode Salvatore Ligato detto Franco a promuovere l'associazione che per anni ha eseguito estumulazioni non autorizzate. Illeciti, per l'accusa, sarebbero stati commessi anche nell'esumazione straordinaria eseguita nel 2020 dopo un appalto del Comune aggiudicato a un'impresa il cui responsabile risulta tra gli indagati.
Gli operai della ditta, per massimizzare il numero dei loculi liberati e rendere più economici e rapidi i lavori, avrebbero eseguito le dissepolture con un escavatore, senza alcuna attenzione alla rottura dei feretri e alla necessità di estrarre a mano i resti. Il materiale di risulta, mischiato a resti umani, sarebbe stato poi risotterrato poco distante.
Pur avendo assistito alla scena, tre agenti della polizia locale e il tecnico comunale - finiti ai domiciliari - non sarebbero intervenuti per bloccare i lavori o, almeno, per imporre una diversa prassi di esecuzione. Ai domiciliari è finito anche l'ex arciprete della parrocchia di San Girolamo, don Giuseppe Borrelli. Quest'ultimo avrebbe attestato falsamente di essere proprietario delle cappelle gentilizie, una volta appartenenti a tre confraternite religiose disciolte nel 2007. Su quelle cappelle, tornate in realtà al patrimonio del Comune, gli indagati hanno avviato lavori di ristrutturazione procedendo così alla soppressione di oltre un migliaio di salme, per poter ricavare un guadagno dalla vendita dei loculi, pagati anche 3mila euro dai privati cittadini.
In questo modo aggiravano il regolamento mortuario, accorciando i termini amministrativi e decidendo dove seppellire i propri cari estinti. L'area del cimitero interessata dalle estumulazioni illegali è stata sequestrata. Il valore ammonterebbe a 4 milioni e mezzo di euro.