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Vercelli, violenze sessuali di gruppo su minori: sequestrata una casa famiglia

Gli educatori della struttura, pur essendo a conoscenza delle violenze, non hanno fatto nulla per impedirle e, al contrario, hanno cercato di insabbiare la vicenda

La polizia ha sequestrato una casa famiglia a Caresana, nel Vercellese, dove si sarebbero verificate violenze sessuali di gruppo su minori.

La Procura di Vercelli ha anche disposto, nei confronti di cinque educatori della comunità, la misura del divieto di esercitare qualunque attività professionale a contatto con minori a causa di condotte omissive in relazione alle presunte violenze.

Indagini dopo l'allontanamento volontario di una 16enne dalla casa famiglia L’indagine era iniziata a primavera quando, a seguito dell’allontanamento volontario di una ragazzina 16enne dalla comunità, nella quale era stata collocata a seguito dei maltrattamenti subiti dal padre, era stata sentita la sorella. La donna aveva rivelato alcune confidenze che la congiunta le aveva fatto in merito ad episodi di particolare gravità che era stata costretta a subire all’interno della struttura da parte di alcuni ospiti minorenni.

 

Violenze fisiche e verbali, nessuna protezione dagli educatori Nello specifico, la vittima raccontava di violenze fisiche e verbali fino ad arrivare ad episodi di violenza sessuale di gruppo. Gli operatori della struttura, che avevano il dovere di vigilare sulla giovane, non hanno adottato alcuna protezione nei riguardi della stessa.

 

Scoperta una seconda vittima, di 15 anni Gli uomini della squadra mobile di Vercelli hanno quindi adottato misure di protezione nei confronti della minore, che è stata collocata presso un’altra comunità e sottratta ai suoi aguzzini. E' stata inoltre scoperta una seconda vittima, di 15 anni, anch’essa allontanata d’urgenza dalla struttura. Ascoltate le vittime, la polizia ha accertato la responsabilità di coordinatrici ed operatori della comunità che, da tempo, erano a conoscenza di quanto stesse avvenendo, disinteressandosene.

 

Abusi compiuti da altri ospiti minorenni della struttura Le ragazzine raccontavano una serie di episodi che, subito dopo il momento della collocazione in struttura, le vedevano vittime di abusi sessuali di gruppo, violenze fisiche e psicologiche di ogni genere da parte di ospiti minorenni della comunità. Le vittime erano costrette a passare intere giornate senza uscire dalla stanza per timore di quello che poteva accadere loro.

 

Coordinatrici e operatori non hanno fatto nulla per impedire le violenze Le coordinatrici e gli operatori della comunità che, avendo per legge uno specifico obbligo di vigilare sulle giovani e di salvaguardarne il benessere psico-fisico, venuti a conoscenza di questi episodi di estrema gravità, non hanno fatto nulla per impedire tali eventi, non solo non segnalando tali reati alle forze dell’ordine, ma omettendo di adottare misure idonee a tutelare le vittime che, per lungo tempo, sono rimaste in preda ai loro aguzzini.

 

E hanno cercato in tutti i modi di insabbiare la vicenda Nelle perquisizioni effettuate dalla polizia sono stati rinvenuti e sequestrati alcuni registri individuali e di gruppo scritti dalle giovani vittime, dai quali emerge la piena conoscenza delle educatrici sulla gravità delle violenze. In un diario personale sequestrato ad una delle vittime, inoltre, emerge l’assoluta amarezza per le richieste di aiuto fatte alla sua coordinatrice rimaste del tutto inascoltate. Inoltre, le omissioni del personale della casa famiglia emergono in tutta la loro gravità dalle intercettazioni telefoniche dalle quali si evidenzia il comportamento delle coordinatrici che, invece di intervenire a tutela delle giovani, cercavano in tutti i modi di insabbiare la vicenda.

 

Cinque gli educatori finiti nel mirino della polizia La polizia ha quindi deferito in stato di libertà quattro donne ed un uomo, italiani di età compresa tra i 52 ed i 28 anni, coordinatrici della struttura, per i reati, in forma omissiva, di violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo aggravata in concorso. Su disposizione del Gip, inoltre, ha posto fine a tale situazione sequestrando la struttura ed adottando le misure cautelari di divieto temporaneo di esercitare qualunque attività a contatto con i minori, sia a livello operativo, quale ruolo di educatore o operatore di struttura, sia in altre formazioni sociali di qualunque tipo, nei confronti dei cinque.

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