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Pedofilia nella Chiesa, Cei: "Nel 2020-21 segnalazioni di abusi su 89 vittime"

E' stato pubblicato il primo Report sulla rete territoriale di servizi diocesani e interdiocesani per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Cei

Sono 89 i casi di pedofilia segnalati nell'ambito della Chiesa in Italia tra il 2020 e il 2021.

E' quanto risulta dal primo Report sulla rete territoriale di servizi diocesani e interdiocesani per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, promosso dalla Conferenza episcopale italiana. "Nel biennio in esame - si legge nel rapporto - il totale dei contatti registrati da 30 centri di ascolto è stato pari a 86, di cui 38 contatti nel 2020 e 48 nel 2021". Tra i casi segnalati 61 sono nella fascia di età 10-18 anni, 16 tra gli over 18 e 12 sotto i 10 anni.

 

"Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%)", viene specificato nel Report promosso dalla Cei. I contatti "sono avvenuti principalmente via telefono (55,2%) o, in misura inferiore, tramite corrispondenza online (28,1%)".

 

"Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all'Autorità ecclesiastica (53,1%), dalla richiesta di informazioni (20,8%), da una consulenza specialistica (15,6%)", sottolinea il rapporto. La rilevazione puntualizza anche che "il responsabile del Centro, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (77,8%).

 

Meno frequente è la scelta di un sacerdote (15,5%), oppure un religioso o una religiosa (6,7%). Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che quindi rappresentano i due terzi dei responsabili". Inoltre, "nella maggior parte dei casi (83,3%), i Centri di ascolto sono supportati da una equipe di esperti". La sede del Centro di ascolto, infine, "differisce dalla sede della Curia diocesana nel 74,4% dei casi".

 

 

Chierici e laici, ecco l'identikit dei presunti autori - Il profilo dei presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all'epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). 

 

Tra i laici emergono i ruoli d'insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione. Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%).

 

A seguito della trasmissione della segnalazione all'Autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i "provvedimenti disciplinari", seguiti da "indagine previa" e "trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede". Tra le azioni di accompagnamento delle presunte vittime, i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull'iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l'Ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%).

 

Ai presunti autori degli abusi vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l'inserimento in "comunità di accoglienza specializzata" (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di "accompagnamento psicoterapeutico" (circa un quarto dei casi).

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