Un purosangue arabo

Il cavallo donato a Papa Leone e il dilemma morale: aiutare i poveri o rispettare il Cantico delle Creature?

Il purosangue arabo Proton, regalato a Papa Leone XIV da un imprenditore polacco, potrebbe finire all’asta per finanziare opere caritatevoli. Ma non mancano le critiche: "Non è un oggetto. San Francesco ci ha insegnato il rispetto per ogni creatura"

19 Ott 2025 - 09:17
 © Tgcom24

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Un cavallo bianco, nobile e dal profilo maestoso, ha acceso in Vaticano un dibattito che va ben oltre il valore simbolico del dono. Proton, purosangue arabo di lignaggio pregiato, è stato offerto a Papa Leone XIV da un imprenditore polacco, Andrzej Michalski, a margine dell'udienza generale del 15 ottobre. L'allevatore ha voluto così omaggiare la nota passione del Pontefice per i cavalli, risalente al periodo della sua missione in Perù. Tuttavia, a sorprendere non è stato tanto il gesto quanto l'ipotesi avanzata dallo stesso donatore: mettere Proton all'asta e destinare i proventi alle opere di carità. Una proposta che, se da un lato ha suscitato apprezzamenti per l'intento, ha dall'altro aperto una riflessione più profonda. Alcuni osservatori, anche vicini alla Chiesa, hanno infatti messo in dubbio la compatibilità morale di trattare un essere vivente come un oggetto da vendere. Sullo sfondo, il richiamo alla figura di San Francesco e al suo messaggio di rispetto verso tutte le creature.

Un dono simbolico per un Papa che ama i cavalli

 Il cavallo Proton è stato allevato nella storica scuderia di Janów Podlaski, in Polonia, attiva da oltre due secoli. Il suo pedigree è considerato di altissimo livello: il padre proviene da un allevamento del Qatar con base negli Stati Uniti, la madre da una delle linee più antiche dell'Est Europa. L'animale è stato donato al Pontefice da Michalski, titolare di un centro ippico e impegnato anche in attività di ippoterapia. Il gesto nasce da una motivazione precisa: "Ho visto fotografie del Papa da giovane in sella a un cavallo, durante la sua missione in Perù — ha dichiarato l'allevatore —. Ho pensato che un cavallo potesse rappresentare un dono simbolico e personale". In effetti, come riportato da Vatican News, Papa Leone XIV sa cavalcare e conserva alcuni cavalli anche nella residenza estiva di Castel Gandolfo. La consegna è avvenuta nel pieno rispetto del protocollo e ha subito fatto il giro dei media internazionali.

L'ipotesi dell'asta e il fine caritatevole

 A generare la discussione è stato l'annuncio, da parte dello stesso donatore, di una possibile asta benefica. L'idea sarebbe quella di vendere Proton e destinare l'intero ricavato a sostegno dei poveri. "Sarebbe un modo per trasformare un dono simbolico in un gesto concreto di carità", ha dichiarato Michalski. Il cavallo, considerando il suo valore genetico e la provenienza, potrebbe valere una cifra importante. Tuttavia, anche tra i sostenitori dell'iniziativa si fa strada una riflessione: quanto peso avrebbe questa donazione, in termini assoluti, sui bilanci della Chiesa? Alcuni osservatori fanno notare che, per quanto generosa, la cifra ottenuta resterebbe marginale rispetto ai mezzi a disposizione del Vaticano per aiutare i bisognosi. Una vendita che, seppur ispirata da nobili intenzioni, rischierebbe di suscitare perplessità nel messaggio trasmesso.

Il fronte critico: "Non è un oggetto, è una creatura"

 Diversi commentatori — tra cui firme della stampa cattolica e ambientalista — hanno manifestato perplessità. Non sull'idea di aiutare i poveri, ma sul modo in cui viene trattato il cavallo. "Proton ha una vita propria e una storia da scrivere. Non può essere considerato un oggetto da mettere all'asta", si legge in un editoriale pubblicato su Corriere Animali. La questione tocca un nodo morale: se ogni creatura ha valore in sé, è legittimo trasformarla in mezzo per un fine, per quanto caritatevole? Secondo alcuni, l'operazione si porrebbe in contrasto con i messaggi che lo stesso Papa Leone XIV ha più volte lanciato, in linea con l'enciclica Laudato Si' e con la sua sensibilità ecologica. Il rischio sarebbe quello di veicolare un'idea di strumentalizzazione, per quanto ispirata dalla volontà di fare del bene.

Il Cantico delle Creature e l'insegnamento di San Francesco

 Il caso si è sviluppato proprio nei giorni in cui la Chiesa ha celebrato gli 800 anni del "Cantico delle Creature", l'inno scritto da San Francesco d'Assisi nel 1225. Una ricorrenza che ha riacceso il dibattito sul rapporto tra uomo e natura, tra spiritualità e rispetto della biodiversità. Ad Assisi si è tenuto il primo "Festival delle Creature", mentre il Centro Laudato Sii — fortemente voluto da Papa Leone — ha promosso iniziative per la tutela del creato. In questo contesto, la scelta di vendere un cavallo in cambio di denaro suonerebbe, secondo alcuni, in contraddizione con l'esempio del Santo umbro. "Ogni essere vivente è una creatura tra le creature, nessuna superiore alle altre", ha ricordato recentemente padre Enzo Fortunato benedicendo animali selvatici curati dai Carabinieri Forestali. Una visione che invita a vedere anche in Proton non solo un dono prezioso, ma un fratello da accogliere, nel segno della custodia e non del possesso.

Quanto vale un purosangue come Proton?

 Il valore di Proton, in quanto purosangue arabo di altissima genealogia, potrebbe raggiungere cifre molto elevate nel mercato internazionale. Secondo fonti del settore equestre, i cavalli allevati in scuderie storiche come quella di Janów Podlaski — con linee di sangue selezionate da oltre due secoli — possono valere da 50mila fino a oltre 250mila euro, a seconda dell'età, del pedigree, delle performance e delle condizioni fisiche. In alcuni casi, esemplari con antenati registrati nei principali circuiti di competizione o provenienti da linee genetiche di rilievo possono anche superare i 300mila euro. Tuttavia, va considerato che Proton non è un animale da gara attiva, né è stato addestrato per discipline sportive: il suo valore sarebbe dunque legato più alla riproduzione e alla simbologia. Anche in uno scenario ottimista, la cifra ottenuta dalla sua eventuale vendita rappresenterebbe comunque una frazione minima rispetto agli investimenti caritativi che il Vaticano affronta su scala globale. Ecco perché alcuni osservatori parlano di "valore morale più che economico".