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Palermo, strangola la compagna e chiama la polizia: tunisino arrestato

Lʼomicidio è avvenuto nellʼabitazione della coppia, nel quartiere Zisa. La vittima è una donna italiana

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Femminicidio a Palermo: un uomo, un cittadino tunisino, ha strangolato la sua compagna, una donna italiana, e subito dopo ha chiamato la polizia per costituirsi.

L'omicidio è avvenuto nell'abitazione della coppia, in via Antonino Pecoraro Lombardo, nel quartiere Zisa. Sul posto sono intervenute le pattuglie della polizia.

Femminicidio a Palermo: tunisino strangola la compagna italiana

La vittima è una donna di 53 anni, Elvira Bruno, mentre l'assassino è il marito, Moncef Naili, di 54 anni, un cittadino di origini tunisine che vive da diversi anni a Palermo dove fa il cuoco; la coppia ha due figlie. L'uomo si trova in questo momento in Questura dove viene interrogato. Le indagini sono condotte dagli investigatori della squadra mobile che stanno compiendo i rilievi del caso nell'appartamento dove è avvenuto l'omicidio.

La donna voleva separarsi - La vittima, che avrebbe tentato di reagire, aveva avviato le pratiche per la separazione. I due coniugi si erano sposati nel 2016, ma dopo poco tempo il matrimonio era entrato in crisi. Nell'ultimo mese più volte la donna, che aveva iniziato a lavorare come badante, aveva espresso l'intenzione di abbandonare il marito a causa delle sue scenate di gelosia.

La confessione - Quando la donna è stramazzata per terra, il killer ha cercato inutilmente di rianimarla. Dopodiché ha nascosto il viso con una coperta e soltanto dopo un paio d'ore ha chiamato il 113: "Ho ucciso mia moglie, venite a prendermi". Gli agenti hanno trovato il cadavere in camera da letto.

Omicidio volontario - Gli inquirenti hanno interrogato anche i parenti di Elvira Bruno, che aveva due figlie frutto di un precedente matrimonio. Una di queste, che si è presentata questa mattina sul luogo del delitto, è stata interrogata dagli investigatori insieme all'ex marito della vittima, mentre la seconda figlia abita a Milano. Moncef Naili è adesso in stato di fermo per omicidio volontario aggravato da motivi abbietti. Gli investigatori non credono all'omicidio d'impeto. La donna avrebbe anche tentato di reagire, come dimostrano i graffi sul viso dell'assassino.