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Palermo, arrestati un prete e una donna: lei faceva prostituire il figlio 17enne

Il sacerdote, originario della Sicilia e in servizio a Perugia, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip

prete generica
-afp

Atti sessuali davanti alla webcam in cambio di pochi euro. Un "perverso modus operandi", come definito dal gip di Palermo Fabio Pilato, che ha portato all'arresto di Vincenzo Esposito, parroco siciliano originario del palermitano ma residente a San Feliciano (Pg), e la mamma della vittima 17enne. Il prelato, 63anni, ora si trova nel carcere di Spoleto ed è accusato di prostituzione minorile aggravata. Interrogato a distanza, si è avvalso della facoltà di non rispondere. 

Le indagini sono iniziate a maggio del 2020. Grazie alle intercettazioni disposte dagli inquirenti, è stato possibile ricostruire una serie di richieste precise che il parroco avanzava nei confronti del minore, "in totale spregio dei principi di etica e di religiosità che dovrebbero ispirare il suo comportamento", ha commentato Pilato.

I documenti in mano alle forze dell'ordine parlano di quattro vittime, tutte al di sotto dei 18anni e residenti a Termini Imerese, in provincia di Palermo. "Ha saputo impostare un gioco psicologico di dipendenza", continua il gip, "inducendo in tentazione i ragazzini con le ricompense economiche, approfittando delle umili origini e della situazione di bisogno". 

 

Come ricompensa per i favori sessuali ricevuti, Esposito offriva piccole somme in denaro attraverso ricariche di carte prepagate. I carabinieri di Termini Imerese non escludono che il 63enne abbia utilizzato le offerte dei fedeli. 

 

A finire ai domiciliari anche la madre del 17enne, che secondo il gip "ha dimostrato di essere consapevole della natura dei rapporti fra il figlio ed il parroco e di trattenere una parte delle somme che questi invia come corrispettivo per sé stessa". In un'intercettazione di fine maggio 2021, sarebbe stata proprio la donna a esortare il figlio a inviare del materiale a padre Vincenzo. 

 

L'Arcidiocesi di Perugia, nel commentare la notizia, ha espresso "la propria vicinanza, umana e spirituale, alla comunità parrocchiale di San Feliciano", precisando che "mai alcuna segnalazione è giunta all'autorità ecclesiastica relativa ai fatti in oggetto. Rimane prioritario l'impegno ad approfondire i fatti" e per questa ragione "assicura la più completa disponibilità alla collaborazione con l'autorità giudiziaria per il raggiungimento della verità dei fatti". 

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