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Macerata, sparò a sei immigrati: "Traini era in grado di intendere e volere"

Il 29enne è accusato di strage aggravata dallʼodio razziale, sei tentati omicidi, porto abusivo dʼarma e danneggiamenti

Macerata, sparò a sei immigrati:
ansa

Luca Traini, il 29enne di Tolentino (Macerata) che il 3 febbraio sparò a sei immigrati, era capace di intendere e volere, pur alle prese con "tratti disarmonici" della personalità.

A stabilirlo è lo psichiatra Massimo Picozzi, incaricato dal tribunale di eseguire la perizia sull'autore del raid, in carcere e sotto processo con le accuse di strage aggravata dall'odio razziale, di sei tentati omicidi, di porto abusivo d'arma e danneggiamenti.

Quando venne fermato perché ritenuto il responsabile della sparatoria nei confronti dei sei uomini di colore, Traini disse di aver agito per vendicare Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa e smembrata a Macerata, e di voler quindi punire gli spacciatori della zona colpevoli, secondo il 29enne, di aver venduto l'eroina alla ragazza. "Non è colpa mia se a Macerata tutti gli spacciatori sono neri", si difese in un primo momento. Dalle indagini emerse poi che l'uomo era legato ad ambienti di estrema destra e collezionava in casa cimili dell'epoca fascista. 

L'obiettivo dell'avvocato Giancarlo Giulianelli, difensore di Traini, è ora dimostrare la semi-infermità mentale del suo assistito, così da ottenere una riduzione della pena in fase processuale. "Durante questo periodo gli sono stati dati farmaci per stabilizzare l'umore ed è stato sottoposto a sedute per attenuare i tratti della personalità borderline", ha spiegato a Repubblica.