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Milano, scontri del Primo Maggio: 3 condanne e un'assoluzione

Lʼaccusa di devastazione regge per un solo imputato e con il minimo della pena. Le difese: "Non erano black bloc"

Con tre condanne e un'assoluzione si è concluso il processo con rito abbreviato per la guerriglia urbana del 1° Maggio 2015 a Milano durante il corteo anti-Expo.

L'accusa principale di devastazione ha retto per un giovane antagonista condannato a tre anni e otto mesi, mentre altri due a pene fino a due anni e due mesi per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Un quarto è stato assolto. Le difese: "Non erano black bloc".

La pena più alta stabilita dal gup Roberta Nunnari è di 3 anni e 8 mesi ed è l'unica condanna inflitta per i reati di devastazione, incendio, saccheggio e resistenza aggravata. La difesa ha fatto notare che si tratta del minino della pena che si poteva infliggere. Altri due imputati sono invece stati condannati a 2 anni e 2 mesi e a 1 anno e 8 mesi ma solo per resistenza aggravata: cadute tutte le altre accuse contestate nei loro confronti. Un quarto antagonista è stato assolto da tutte le accuse: per lui e per un altro imputato è stata disposta la revoca degli arresti domiciliari.

Soddisfazione dagli avvocati delle difese, Mauro Straini, Eugenio Losco e Niccolò Vecchioni. La loro strategia difensiva, basata sulla proiezione in aula dei filmati e fotogrammi di quella giornata di guerriglia, si è rivelata efficace.

I quattro imputati erano stati arrestati il 12 novembre 2015 insieme a un quinto giovane che si è reso latitante e ad altri 5 anarchici greci (le autorità elleniche respinsero la richiesta di estradizione presentata dalla procura di Milano) per diverse ipotesi di reato: resistenza aggravata, devastazione, saccheggio, incendio e travisamento.

Accuse contestate dal pm Piero Basilone proprio sulla base delle immagini analizzate dagli inquirenti della Digos dove si vedono i cosiddetti "black bloc" mentre rovesciano cassonetti, mandano in frantumi vetrine di banche ed esercizi commerciali, incendiamo vetture posteggiate lungo il percorso del corteo. Il giudice Nunnari li ha scagionati dalle accuse più gravi proprio per quelle stesse immagini.

"Questa sentenza conferma quello che abbiamo sempre sostenuto, cioè che non è stato commesso nessun atto di devastazione", ha commentato l'avvocato Losco. "Devastazione - ha aggiunto il suo collega Straini - significa distruggere tutto, radere al suolo. Non si può emettere una condanna per devastazione per aver effettuato uno o due lanci di oggetti contro la polizia. Non perché sia lecito, ma perché è un altro reato, diverso dalla devastazione, e si chiama resistenza". Resta il rammarico per uno degli imputati, quello assolto da tutte le accuse che però, hanno sottolineato i legali delle difese, "ha trascorso 6 mesi in carcere".