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Massimo Garavaglia e Mario Mantovani assolti in Appello a Milano sul caso del 2014

Con la sentenza è stata spazzata via un'intera inchiesta. L'ex senatore del Pdl: "Ho sofferto abbastanza, sette anni sono lunghi, però sono convinto che alla fine alla cattiva giustizia si è contrapposta la buona di oggi"

La Corte d'appello di Milano ha confermato l'assoluzione "per non aver commesso il fatto" di Massimo Garavaglia, ministro del Turismo ed esponente della Lega, dall'accusa di turbativa d'asta su una gara per il servizio di trasporto di persone dializzate del 2014, quando era assessore lombardo all'Economia.

I giudici hanno assolto anche tutti gli altri imputati tra cui l'ex vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani, arrestato nel 2015 e condannato in primo grado.

Con la sentenza della seconda sezione d'appello di Milano è stata spazzata via un'intera inchiesta che nell'autunno del 2015 aveva portato in carcere, tra gli altri, Mario Mantovani, ex senatore del Pdl e con molti altri incarichi nella sua carriera politica, ma soprattutto all'epoca vicepresidente della Regione Lombardia, guidata da Roberto Maroni.

 

 

Dopo l'arresto per corruzione, concussione e turbativa d'asta, dopo poco più di un mese di carcere, quasi cinque di domiciliari e una condanna in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, Mantovani è quindi stato assolto con formula piena da tutte le accuse. "Ho sofferto abbastanza, sette anni sono lunghi, però sono convinto che alla fine alla cattiva giustizia si è contrapposta la buona di oggi", ha spiegato a caldo l'ex numero due del Pirellone, anche ex assessore lombardo alla Sanità, visibilmente emozionato e dopo aver abbracciato il suo legale Roberto Lassini.

 

Col verdetto la Corte (presidente Maurizio Boselli), oltre a confermare l'assoluzione "per non aver commesso il fatto" per Garavaglia, assistito dai legali Jacopo e Gaia Pensa, e per un altro imputato, ha assolto anche altre 8 persone che erano state condannate dal Tribunale nel luglio 2019, tra cui il contabile Antonio Pisano, difeso dall'avvocato Davide Steccanella, il collaboratore di Mantovani, Giacomo Di Capua, e Francesco Errichiello, ex provveditore alle Opere pubbliche della Lombardia.

 

Mantovani, per i giudici di primo grado (presidente del collegio Giulia Turri), aveva avuto "un comportamento spregiudicato" nello "svolgimento degli incarichi pubblici in costante conflitto di interessi" e fatto "mercimonio dei doveri inerenti alla pubblica funzione" e più volte aveva fatto "ricorso al sistema delle raccomandazioni". Il legale Lassini ha evidenziato "con orgoglio che sul capo di imputazione relativo alla casa di riposo di Arconate, prescritto, la Corte non si è accontentata di dichiararla e ha pronunciato sentenza nel merito, pienamente assolutoria anche per quella imputazione".

 

Per Garavaglia in primo grado erano stati chiesti 2 anni e in appello il sostituto pg Massimo Gaballo aveva chiesto un anno e mezzo. Secondo l'accusa, l'allora assessore lombardo nel giugno 2014 avrebbe dato, assieme a Mantovani, "disposizioni" e "l'input iniziale" per "vanificare gli esiti del bando" di una gara da 11 milioni di euro indetta "in forma aggregata" da tre Asl per il servizio trasporto dializzati e a cui non aveva potuto partecipare la Croce Azzurra Ticina Onlus.

 

Già per il Tribunale non c'erano "elementi per affermare una sua consapevolezza". E ora da questa imputazione sono stati scagionati anche tutti gli altri, tra cui Giorgio Scivoletto, ex dg della Asl Milano 1. La Corte, ha spiegato l'avvocato Jacopo Pensa, "ha rivoluzionato la sentenza di primo grado per quanto riguarda le condanne e ha nello stesso tempo ridicolizzato l'indagine per come è stata fatta e per il taglio che era stato dato".

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