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Coronavirus, Fontana: "I malati Covid nelle Rsa? Una proposta dei nostri tecnici"

Il governatore della Lombardia a "Mattino Cinque" sull'inchiesta sulle morti nelle case di cura: "Aspetto l'esito con estrema serenità"

Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, commenta le morti da coronavirus nelle case di cura lombarde e dichiara che la scelta "è stata dei tecnici". In collegamento con "Mattino Cinque", il governatore lombardo si è detto tranquillo: "Aspetto con estrema serenità l'esito delle indagini, noi abbiamo fatto una delibera proposta dai nostri tecnici", ha dichiarato Fontana.

 

"Sono stati i nostri esperti a dire che a determinate condizioni - ha spiegato -, e cioè che esistessero dei reparti isolati dal resto della struttura e che ci fossero dei dipendenti dedicati esclusivamente ai malati Covid, la cosa si poteva fare. Le case di riposo che avevano queste condizioni hanno aderito alla proposta", ha sottolineato il governatore lombardo aggiungendo che "la scelta è stata fatta perché non avevamo più posti negli ospedali". Sulla responsabilità dei controlli Fontana non ha dubbi: "È dell'Ats, che si è recata sul posto a valutare se ci fossero le condizioni o meno, infatti sono pochissime le case che hanno accettato".

 

L'inchiesta sui 150 morti al Pio Albergo Trivulzio - Nel frattempo la  procura di Milano continua le indagini sul Pio Albergo Trivulzio: una maxi inchiesta con più filoni sulle centinaia di morti nelle Rsa. Gdf e polizia giudiziaria hanno eseguito i sequestri di documenti nelle case di riposo e negli uffici della Regione. E da una prima analisi sulle centinaia di cartelle cliniche sequestrate al Pio Albergo Trivulzio, la storica 'Baggina' milanese al centro delle indagini con le sue quasi 150 morti da marzo, è emerso un quadro su cui fare approfondimenti. Da gennaio in poi, infatti, al Pat sarebbero stati ricoverati (con "ingressi" di persone provenienti da ospedali) molti pazienti
con polmoniti o con sintomi da insufficienza respiratoria. E "criticità" di questo tipo le avevano, stando alle prime verifiche, anche alcuni dei pazienti (una ventina e
ufficialmente 'non Covid') trasferiti al Pat dopo lo scoppio dell' epidemia. Presenze di pazienti, dunque, che potrebbe aver alimentato la diffusione del virus tra gli ospiti anziani, in un contesto anche di tamponi assenti.

 

Ispettori del ministero al Pat - Intanto, si sono concluse le verifiche degli ispettori del Ministero della Salute al Trivulzio. "Le disposizioni che erano state date a tutti, in particolare dall'ISS e dal Ministero - ha spiegato la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa - prevedevano, non soltanto per la Lombardia, ma per tutte le RSA, che non entrassero dall'esterno possibili soggetti contagiati". Il Pat sulla carta ha accolto solo malati non positivi, alcuni dei quali, però, anche secondo le denunce di operatori,
avrebbero manifestato sintomi da Covid.  Il dg del Pio Albergo Trivulzio Giuseppe Calicchio, indagato per epidemia colposa e omicidio colposo così come i vertici delle altre Rsa, si è difeso davanti agli ispettori spiegando di aver rispettato i protocolli interni ma anche le disposizioni regionali. Ancora il 19 marzo, si legge in un documento, il Trivulzio lamentava di non aver ricevuto "riscontro" ad una richiesta di mascherine avanzata alla "centrale regionale di committenza".

 

Da febbraio 6-7mila morti nelle Rsa - Qualcosa di anomalo è però successo nelle Rsa e lo certificano i numeri. Un "aumento dei morti pari o superiore al 20% nel periodo 1 marzo-4 aprile 2020 rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019" è stato rilevato dall'Istat. I decessi a Bergamo sono cinque volte superiori agli anni passati, quelli a Brescia sono triplicati. Questi i primi dati dell'osservatorio dell'Iss sulle Rsa mostrano che dal 1 febbraio sono stati fra 6.000 e 7.000 i decessi avvenuti nelle strutture di ricovero per anziani, con sintomi di Covid in oltre il 40% dei deceduti.