Vaccino, Bambino Gesù: con due dosi risposta in immunodepressi poco efficace
Tre studi su soggetti vulnerabili indicano la necessità di accrescere il livello di protezione dei più fragili con un terzo richiamo
Tre pazienti immunodepressi su dieci non rispondono al vaccino anti-Covid. Sette su dieci sviluppano anticorpi e linfociti specifici contro il virus, soprattutto dopo la seconda dose, ma in quantità inferiori rispetto alle persone sane. Il dato emerge da tre studi condotti all'Ospedale Bambino Gesù su soggetti vulnerabili. I risultati indicano la necessità di accrescere il livello di protezione dei più fragili con una terza dose.
I tre studi sono stati condotti dai ricercatori dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù su tre diverse categorie vulnerabili: pazienti affetti da immunodeficienza primitiva, pazienti sottoposti a trapianto di cuore/polmone e un gruppo con trapianto di fegato/rene.
I risultati, dunque, indicano sì la necessità di accrescere il livello di protezione dei più fragili con dosi di richiamo, ma confermano anche ulteriormente la sicurezza dei vaccini anti-Covid: nessuna reazione avversa significativa.
Le indagini sui pazienti con immunodeficienza primitiva e sul gruppo di trapiantati cuore/polmone sono state condotte dall'Unità di ricerca di Immunologia clinica e Vaccinologia, e sono state pubblicate, rispettivamente, sulle riviste scientifiche Frontiers in Immunology e Transplantation. Entrambe fanno parte di uno studio più ampio, denominato Convers, a cura dei medici e dei ricercatori guidati dal prof. Paolo Palma, che include altre tre ricerche in via di conclusione su pazienti con infezione perinatale da HIV, malattia infiammatoria cronica intestinale e Sindrome di Down.
Lo studio sui giovani con trapianto di fegato e rene è stato invece coordinato dai ricercatori della struttura complessa di Follow-up Trapianto renale guidata dal dott. Luca Dello Strologo.
Dai tre studi emerge che, in media, il 30% dei pazienti immunodepressi non sviluppa alcuna forma di immunità al virus, mentre il restante 70% risponde al vaccino, soprattutto dopo la seconda dose, ma in misura minore rispetto ai soggetti sani (meno anticorpi e meno linfociti specifici contro il Covid) e con delle differenze da gruppo a gruppo.
"I risultati dei nostri studi dimostrano che è indispensabile proteggere le categorie più fragili somministrando la terza dose di vaccino, calibrando i dosaggi o ricorrendo a nuove formulazioni vaccinali adiuvate in grado di potenziare la risposta immunitaria al virus e mantenerla nel tempo, - sottolinea Paolo Palma, responsabile di Immunologia clinica e Vaccinologia del Bambino Gesù, - al tempo stesso è necessario raggiungere una copertura vaccinale quanto più estesa possibile. Il rischio di infezione è maggiore tra i bambini e i ragazzi immunodepressi. Ognuno di noi, con il proprio vaccino, è responsabile anche della loro salute".
Tutti gli studi confermano la sicurezza del vaccino anche sulle categorie più fragili: nei tre gruppi analizzati, dopo la somministrazione delle dosi sono stati registrati solo effetti collaterali transitori e di lieve entità. In nessun caso è stato necessario il ricovero ospedaliero.
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