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Roma, tangenti per appalti pubblici: 20 arresti

Quattro sono in carcere, due funzionari pubblici e due imprenditori, dieci ai domiciliari e sei allʼobbligo di presentazione alla polizia giudiziaria


La guardia di finanza di Roma ha arrestato 20 persone, tra dipendenti pubblici e imprenditori: sono accusati, a vario titolo, di corruzione, turbativa d'asta e falso nell'aggiudicazione di appalti pubblici.

Nel corso dell'operazione sono state eseguite decine di perquisizioni in uffici della pubblica amministrazione, società e abitazioni private.

Gli inquirenti indagano sull'assegnazione, ritenuta illecita, di lavori svolti presso gli uffici della Corte di appello e altre opere realizzate nel palazzo di giustizia di Roma. Delle 20 persone arrestate quattro sono in carcere, due funzionari pubblici e due imprenditori, dieci ai domiciliari e sei all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

 

In totale si tratta di otto funzionari pubblici in servizio presso il Provveditorato Interregionale delle opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato dell'Amministrazione penitenziaria, l'Ater, l'Istituto centrale di formazione per il personale della giustizia minorile e l'Ufficio per i servizi tecnico-gestionali del ministero dell'Interno e 12 imprenditori.

 

Corruzione per appalti, 20 arresti a Roma 

 

Dagli accertamenti è emerso che in cambio dell'appalto i titolari delle imprese erano pronti a corrompere con la consegna di tartufi o con la promessa di una assunzione di un parente in un centro commerciale. Gli imprenditori garantivano ai funzionari anche appoggi per nomine al ministero o "semplicemente" l'acquisto di una casa a condizioni vantaggiose.

 

Per il gip è "assoluta la naturalezza" con cui gli indagati hanno piegato la funzione pubblica degli uffici del provveditorato delle opere pubbliche e degli altri pubblici uffici, a una sorta di "cosa privata in virtù della quale hanno disposto a loro piacimento di una serie indeterminata di lavori conferiti sempre alle stesse ditte rappresentate (o comunque riferibili) ai soggetti dai quali hanno ricevuto remunerazioni illecite di vario tipo o natura".

 

Per eludere i controlli e nascondere i precedenti penali, l'imprenditore Franco De Angeli, figura-chiave dell'indagine, è arrivato a falsificare le proprie generalità, indicando una data di nascita diversa, pur di ottenere appalti. All'anagrafe De Angelis risulta nato il 12 giugno del 1955 ma per mettere la mani su altre commesse falsificava al 12 giugno del 1951 la sua data di nascita.

 

Gli appalti finiti sotto la lente degli inquirenti sono quelli assegnati dal 2013 e 2016: interventi avvenuti sempre con procedura d'urgenza e non con quella competitiva. Di fatto i lavori erano affidati sempre a De Angelis, finito ai domiciliari già nel dicembre del 2015 nell'ambito di una altra indagine da cui è scaturito il nuovo filone coordinato dal sostituto Erminio Amelio.

 

Tra gli appalti i lavori per 103mila euro per il rifacimento in tribunale penale del camminamento che collega le celle dei detenuti alle aule di udienza, quelli da 400mila euro relativi alla sistemazione degli impianti di climatizzazione e antincendio presso gli uffici della corte d'Appello in via Giulio Cesare. Altro appalto vinto quello da 115mila euro per i servizi igienici e da 158 mila euro per l'adeguamento dei lavori delle ex celle ad archivio presso la corte d'appello in via Romei.

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