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Dj Fabo: slitta a mercoledì la decisione della Consulta nel processo a Cappato

La Corte Costituzionale dovrà in sostanza stabilire se aiutare un malato terminale a ottenere il suicidio assistito sia un reato penale

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Approda alla Corte Costituzionale la battaglia di Marco Cappato per la libertà di scelta per una morte dignitosa.

Era attesa nel tardo pomeriggio di martedì, ma slitta a mercoledì 24 ottobre la sentenza della Consulta nel processo al leader radicale che nel giugno del 2014 aiutò Dj Fabo, tetraplegico e cieco in seguito a incidente, a recarsi in Svizzera per l'eutanasia.

La Corte Costituzionale dovrà in sostanza stabilire se aiutare un malato terminale a ottenere il suicidio assistito è un reato penale oppure se, al contrario, è un'azione necessaria per metterlo in condizione di esercitare il suo diritto fondamentale della libertà di scelta per una morte dignitosa.

Fabiano Antoniani, il 40enne milanese più conosciuto con il nome d'arte "Dj Fabo", rimase tetraplegico e completamente cieco in un'incidente d'auto nel giugno 2014 e morto del febbraio 2017 dopo essersi sottoposto al suicidio assistito in Svizzera. Una morte dolce resa possibile dall'aiuto concreto fornito da Cappato che, oltre a prendere contatti con il personale della clinica Dignitas, poco lontano da Zurigo, e sbrigare tutta una serie di pratiche burocratiche, accompagnò fisicamente il 40enne milanese nel suo ultimo viaggio guidando la macchina da Milano alla Svizzera insieme alla fidanzata Valeria Imbrogno e alla madre Carmen Carollo.

Fu lo stesso tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, appena rientrato nel capoluogo lombardo, ad autodenunciarsi davanti ai carabinieri. L'inchiesta avviata dai pm di Milano, Tiziana Siciliano e Sara Arduini, per aiuto al suididio si concluse con una richiesta di archiviazione respinta dal gip che ordinò l'imputazione coatta.

Il processo contro Cappato, che per "bruciare le tappe" scelte il rito immediato (formula che sul piano pratico gli ha permesso di bypassare la fase di udienza preliminare) è durato in tutto 4 udienze. Un dibattimento toccante, segnato da momenti di profonda commozione. Come quando in aula venne proiettato il video shock (il girato integrale dell'intervista mandata in onda dalla trasmissione Mediaset "Le Iene") delle agonie e sofferenze di Fabiano una volta staccato dal macchinario che gli permetteva di respirare. Oppure come quando la madre Carmen Carollo ricordò le ultime parole pronunciate al figlio prima che morisse: "Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada". Cappato attende l'udienza "con rispetto" ma anche con una convinzione: "Crediamo di aver fatto il nostro dovere. La speranza è che le persone in condizioni di sofferenza insopportabile possano essere aiutate a interrompere la loro vita senza che chi li aiuta venga sottoposta a condanna fino a 12 anni di carcere. Il codice penale del 1930 è inadeguato a regolare i casi di persone colpite da malattie irreversibili e in condizioni di sofferenza insopportabile".

La sentenza della Corte costituzionale sulla questione era attesa per martedì, ma slitta a mercoledì 24 ottobre. L'udienza per l'esame di tutte le cinque cause che erano a ruolo ha occupato la mattina e si è protratta anche nel pomeriggio, dalle 16 alle 18 circa. I giudici hanno quindi deciso di aggiornare a mercoledì, a partire dalle 9.30, la camera di consiglio per decidere sul caso.