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Covid, dalla Corte dei Conti stop al finanziamento per il vaccino Reithera

Incertezza sulla produzione del siero italiano, che è arrivato alla fase 2. Il Mise, che attende le motivazioni della sentenza, spiega che per ora "il piano va avanti"

La Corte dei Conti ferma il decreto che attivava i fondi per la biontech romana Reithera, che non riceverà quindi gli 81 milioni promessi da Invitalia. "Attendiamo ancora la motivazione", spiegano fonti del ministero dello Sviluppo, sottolineando che nel frattempo il piano per la produzione del vaccino anti-Covid italiano va avanti. Tecnicamente, una volta compreso il nodo da sciogliere potrà essere ripresentato un nuovo decreto attuativo.

"Prendiamo atto della decisione della Corte dei Conti, che blocca di fatto l'impegno preso a suo tempo dalle parti governative. Aspettiamo di conoscerne i rilievi per valutare gli impatti che questa avrà sull'operatività di Reithera", afferma l'azienda.

 

Quello che è incappato nelle maglie dei magistrati contabili è il decreto per la produzione del vaccino italiano, che prevedeva un finanziamento di 50 milioni su un totale di 81 milioni previsti dal decreto rilancio.

 

Ma il confronto con l'ufficio di controllo della Corte ha portato alla richiesta di chiarimenti e i magistrati contabili - è scritto nero su bianco in un comunicato - "ritenendo che le risposte fornite dall'Amministrazione non fossero idonee a superare le osservazioni formulate nel rilievo, hanno deferito la questione all'esame del Collegio della Sezione centrale controllo di legittimità".

 

Il decreto è stato "ricusato e l'atto non è stato quindi ammesso alla registrazione". Nella nota la Corte dei Conti ha spiegato tutti i passaggi del confronto col Mise, durato oltre due mesi da marzo, per sostenere la produzione del vaccino Reithera presso lo stabilimento di Castel Romano.

 

Il progetto finora è arrivato alla fase due delle sperimentazione, che si è conclusa in 25 ospedali italiani con mille volontari, e i finanziamenti servono per procedere alla fase tre. Ma con lo stop della Corte, si apre comunque una fase di incertezza sulla produzione del vaccino italiano.

 

E intanto l'istituto Spallanzani, coinvolto nello stesso progetto, "si è sfilato nonostante a gennaio avesse annunciato la partenza della cosiddetta fase 2 della sperimentazione", ha denunciato FdI qualche giorno fa, sollecitando il governo a chiarire sull'intera vicenda.

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