Il progetto di legge allo studio di un comitato interregionale
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Quarantadue anni, 11 mesi e 29 giorni: è il limite d'età che le Regioni vogliono imporre alle donne che intendono sottoporsi a trattamenti di procreazione medicalmente assistita rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. Un progetto in tal senso, elaborato dal tavolo tecnico interregionale sulla procreazione assistita, dovrà essere vagliato dagli assessori regionali alla Salute. L'iniziativa giunge in piena polemica sulle "mamme-nonne".
"L'idea è di uniformare i criteri di accesso in tutte le Regioni - spiega Stefano Marson, del coordinamento tecnico interregionale della commissione Salute - perché ora alcune hanno posto dei limiti e altre no". In Veneto è di 50 anni per le donne e di 65 per gli uomini; in Toscana è di 42 meno un giorno.
Il documento delle Regioni riprende anche alcune linee guida sulla legge 40, come limitare l'accesso a donne anche più giovani ma con diabete e un indice di massa corporea eccessivo e troppo basso, cioè né donne obese né troppo magre, e a chi è diabetica. Ogni regione potrà stabilire poi se le coppie dovranno contribuire o meno alla spesa.
I medici non sono tuttavia tutti concordi. Il codice deontologico degli ordini dei medici prevede il divieto di attuare pratiche di fecondazione assistita in donne in menopausa non precoce. Ma, secondo alcuni specialisti, come Luca Gianaroli, presidente del Sismer (Società italiana studi medicina della riproduzione) il limite d'età vuole essere imposto per frenare la spesa su trattamenti sanitari poco redditizi. L'accesso alla pma, secondo Gianaroli, non dovrebbe essere deciso su un dato meramente anagrafico, ma su parametri come il dosaggio ormonale dell'fsh e dell'amh, la regolarità dei cicli mestruali, il peso della paziente e la sua storia clinica.
Quanto al rischio delle "mamme-nonne" - come il caso della bambina torinese nata da una mamma di 56 anni alla quale è stata tolta dal tribunale o delle due gemelle nate da madre 57enne a Salerno - fino al 2004, quando anche in Italia era consentita la fecondazione eterologa, ci si regolava così: si guardava l'ultima età in cui le donne partorivano naturalmente, cioè 47 anni, e posto il limite di accesso a 46 anni.
Secondo i dati Istat, le mamme in età avanzata non sono così rare: ogni anno in Italia nascono 1200 bambini da donne di età compresa tra 45 e 50 anni.
Dopo la fissazione del tetto anagrafico da stabilire per le mamme che intendono ricorrere alla fecondazione in vitro, il tavolo tecnico interregionale dovrà esaminare argomenti non meno cruciali: le tariffe di rimborso per le strutture (in Piemonte sono state abbassate mettendo in difficoltà i centri privati), il limite di trattamenti rimborsabili per ciascuna paziente.