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In arrivo il decreto per riportare in cella i boss mafiosi appena scarcerati: dal rischio Covid al rischio fuga

Ci sono boss e affiliati di tutti i più pericolosi gruppi criminali del Paese tra i 376 detenuti ai domiciliari

Mafia, camorra, 'ndrangheta, Sacra corona unita. Ci sono boss e affiliati di tutti i più pericolosi gruppi criminali del Paese tra i 376 detenuti che, grazie all'emergenza sanitaria e alle precarie condizioni di salute,  hanno ottenuto gli arresti domiciliari. La lista, presentata alla commissione antimafia, rivela come i padrini delle mafie siano tornati nei loro feudi ed ora, grazie a tante complicità, potrebbero facilmente fuggire. Anche perché sanno che il tempo a loro disposizione potrebbe essere poco: il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha infatti annunciato alla Camera che è allo studio un decreto che possa consentire di riportarli in carcere al più presto, visto ceh l'emergenza Covid-19 è quasi passata (o comunque gestibile).

 
Potrebbe farlo Franco Cataldo, uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito santino, strangolato e sciolto nell'acido. "Quell'uomo è a casa? - ha tuonato il padre - ma lo stato c'è o non c'è?". Potrebbe farlo Antonino Sacco, considerato l'erede dei fratelli Graviano, punto di riferimento della famiglia mafiosa di Brancaccio e fedelissino dei corleonesi.

 

Ma nella lunga lista ci sono anche Rosalia Di Trapani, 72 anni, moglie del boss mafioso palermitano Salvatore Lo Piccolo e Antonino Iannaco, esattore del pizzo del clan dei Caiazzo a Napoli. E ancora Antonio e Michele Lo Bianco e Domenico Cavillò, ai vertici delle 'ndrine calabresi.

 

In Siiclia tanti i boss tornati a casa, ben 49, e fra loro pure Gino Bontempo, uno dei padrini della mafia dei Pascoli, Giuseppe Libreri, al vertice della famiglia mafiosa di Termini, al quale dieci anni fa fu sequestrato un tesoro di 14 milioni di euro. Uomini pronti a rilanciare la sfida allo Stato. Una loro fuga sarebbe imperdonabile.

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