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Giulia Cecchettin, il papà: "I genitori di Filippo Turetta credo siano molto soli, sono i genitori di un assassino"

A poco più di 5 mesi da quell’11 novembre, giorno della scomparsa della giovane universitaria, il papà continua a mantenere vivo il suo ricordo: "Temo che il momento difficile dovrà ancora arrivare"

Giulia Cecchettin, il papà:
Ansa

A poco più di 5 mesi da quell’11 novembre, giorno della scomparsa di Giulia Cecchettin, il papà continua a mantenere vivo il suo ricordo attraverso il libro nel quale descrive lo sconforto, il dolore e la disperazione di un padre che ha perso sua figlia.

La sua è una lettera-racconto con vuole scuotere gli animi affinché quello che accaduto a Giulia non accada a nessun'altra. Di una cosa Gino è sicuro: "I genitori di Filippo Turetta credo siano molto soli - spiega in un’intervista a Il Messaggero - sono i genitori di un assassino. E penso anche a cosa deve passare il fratello del suo ex, che vita avrà quel ragazzo"

Giulia Cecchettin, il papà:
Tgcom24

 

Qualche messaggio con i parenti dell'ex di Giulia - "Ci siamo messaggiati un paio di volte - racconta al Messaggero - del resto io non li conoscevo, non li avevo mai frequentati. Però mi capita di pensare a loro: io vivo il mio lutto, ricevo vicinanza, loro credo siano molto soli, sono i genitori di un assassino. E penso anche a cosa deve passare il fratello del suo ex, che vita avrà quel ragazzo". 

 

"Per ora tengo duro" - "Ho due ragazzi ai quali devo dedicare tutto il mio sostegno e affetto. Però temo che il momento più difficile debba ancora arrivare. L’altro giorno ero al telefono, senza farci nemmeno caso mi sono seduto sul letto di Giulia. Quando ho chiuso la telefonata ho alzato la testa e visto un quaderno, era quello in cui Giulia aveva realizzato alcuni disegni del corso che aveva cominciato a seguire a Reggio Emilia. L’ultimo era del 9 novembre, poi solo pagine bianche. Sono le situazioni che mi riportano indietro, che fanno più male: quelle pagine resteranno bianche".

 

 "Un tritacarne inspiegabile" - "Ho scritto questo libro perché lo dovevo a Giulia, se sono qui è proprio perché sento di dover contribuire a un cambiamento. Ho avuto tanta solidarietà, il gesto di alcune persone mi ha commosso. Poi certo c’è stata anche cattiveria, inspiegabile. Forse - aggiunge il papà di Giulia- quelli che criticano si aspettavano che stessi in casa a piangere, a vivere il lutto con i miei figli tra le quattro mura. Ma per Giulia, per quello che le è capitato, non potevo farlo".

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