Giovanni Brusca, il boss che schiacciò il pulsante a Capaci
Per la fredda ferocia il suo delitto più terribile rimane quello del piccolo Di Matteo, che sciolse nell'acido
Giovanni Brusca è un boss mafioso fra i più feroci e fedeli alla dottrina di sangue di Totò Riina. Fu lui che schiacciò il pulsante del telecomando dalla collinetta sopra Capaci, che sciolse nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio undicenne del pentito Mario Santo Di Matteo.
L'arresto nel 1996
Brusca venne arrestato il 20 maggio del 1996 in una villetta vicino ad Agrigento dove si era rifugiato con il fratello dopo anni di latitanza. Figlio di Bernardo Brusca, capo del mandamento di San Giuseppe Jato, dopo la sua morte ne ereditò il comando e il prestigio mafioso.
Il delitto del piccolo Di Matteo
Per la fredda ferocia il suo delitto più terribile rimane quello del piccolo Di Matteo. "Allibertativi du cagnuleddu" (liberatevi del cagnolino), ordinò Brusca. Suo fratello Enzo Salvatore lo teneva per le braccia, Giuseppe Monticciolo per le gambe, Vincenzo Chiodo lo strangolò. Poi venne sciolto nell'acido. Fu uno dei tanti omicidi commessi e ordinati dal boss di San Giuseppe Jato che grazie al suo pentimento ha evitato l'ergastolo e ha scontato una condanna a trent'anni. Tale era il distacco nel commettere i più feroci delitti che quando gli chiesero quante persone avesse ammazzato, rispose: "Meno di duecento, il numero preciso non lo ricordo".
I dubbi sul suo pentimento Anche sul suo pentimento molti dubbi furono sollevati, sia per le molte mancanze, sia per il trattamento considerato troppo magnanimo per l'uomo che fece saltare in aria Falcone e la sua scorta, sciolse nell'acido il piccolo Di Matteo e si accusoò di centinaia di omicidi. Fu vago e contraddittorio sul papello e la trattativa, fu silente per anni sulla figura di Vito Ciancimino e Marcello Dell'Utri. Nei mesi scorsi la Cassazione respinse il ricorso del capomafia stragista che chiedeva di trascorrere l'ultimo periodo di detenzione ai domiciliari. Ora Brusca ha finito di pagare il suo debito con la giustizia.
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