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Genny 'a Carogna diventa collaboratore di giustizia, dopo la condanna a 18 anni per traffico di droga

Famoso per le sue foto durante Fiorentina-Napoli. Prima della partita, il ferimento di Ciro Esposito, morto dopo 53 giorni di agonia

Genny 'a Carogna diventa collaboratore di giustizia, dopo la condanna a 18 anni per traffico di droga - foto 1
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Genny 'a Carogna ha cambiato maglia.

Da facinoroso capo ultras, avrebbe deciso di diventare un collaboratore di giustizia. Gennaro De Tommaso, questo il suo vero nome, è stato l'immagine deteriorata del calcio.
Il 3 maggio del 2014, prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, all'Olimpico di Roma, intavolò una trattativa con le forze dell'ordine per "decidere" se far giocare o meno la partita. Per lo sport e l'Italia tutta quella fu una serata nera, segnata dal grave ferimento a colpi di pistola di Ciro Esposito, morto 53 giorni dopo in ospedale. Il tifoso napoletano fu colpito durante gli scontri prima dell'incontro, per mano dell'ultras romanista Daniele De Santis, successivamente arrestato e condannato. La foto di De Tommaso, a cavalcioni di una balaustra degli spalti, fece il giro del mondo. Genny è stato più volte condannato per traffico di sostanze stupefacenti. A novembre dal Tribunale di Napoli, una sentenza a 18 anni di carcere.

Famoso per la foto, famigerato per le strade di Napoli. Il suo nome, qualche anno fa, finisce nel registro degli indagati della Direzione distrettuale antimafia. Accuse pesantissime quelle che i pm gli contestano: sarebbe stato uno degli organizzatori di un ramificato traffico di marijuana e di cocaina lungo il duplice asse Napoli-Sud America e Napoli-Amsterdam. Di lì a poco scattano le manette. Nel 2015 viene raggiunto da un'ordinanza per traffico internazionale di hashish e viene condannato a dieci anni, poi ridotti in appello a otto. Nel novembre dello scorso anno l'ex capo ultrà subisce una condanna ancora più pesante: per lui arriva un verdetto di colpevolezza e una pena a 18 anni di reclusione, al termine della sentenza di primo grado emessa dal giudice per le udienze preliminari Claudio Marcopido. Ed è probabilmente questo il momento in cui avrebbe maturato la scelta di collaborare.