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Eutanasia, altro italiano malato di Sla va in una clinica svizzera

Dopo Dj Fabo, lʼassociazione Luca Coscioni, di cui Marco Cappato è tesoriere, ha accompagnato un toscano 53enne in una struttura elvetica per porre fine alle sue sofferenze

Eutanasia, altro italiano malato di Sla va in una clinica svizzera - foto 1
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Un malato di sclerosi multipla, Davide, toscano di 53 anni, sta andando in Svizzera accompagnato da Mina Welby, copresidente dell'associazione Luca Coscioni, per ottenere l'eutanasia.

Nelle cliniche elvetiche erano già andati altri italiani, tra cui Dj Fabo. Lo rende noto Marco Cappato, tesoriere della stessa associazione. Davide spiega di aver deciso di morire perché non vuole più vivere "con il dolore addosso".

Ora è Davide, nome di fantasia, che ha chiesto aiuto a soseutanasia.it perché vuole farla finita prima che la malattia gli porti via quel che ancora gli resta della sua vita: a dicembre, in una lunga intervista a Libero, aveva raccontato la sua storia e spiegato che voleva il suicidio assistito prima possibile perché "vivere mi fa troppo male". Ha 53 anni e ne aveva 27 anni quando si è ammalato, un ragazzone spensierato di un metro e novanta. Faceva il barista e, un giorno, si  accorto che non sentiva più una parte del suo corpo: "Potevano spegnermi una sigaretta addosso, darmi una coltellata, ma ero completamente insensibile".

Nell'intervista a Libero, Davide spiega alla fine dell'anno scorso ha supplicato la mamma che lo assiste, ormai anziana, a scrivere a una clinica Svizzera e chiedere un preventivo per il suicidio assistito. Ma la risposta degli svizzeri è arrivata con un conto da pagare: 9.500 euro. Una cifra impossibile: lui prende 790 euro di pensione al mese. Così ha chiesto aiuto a soseutanasia.it, il sito di Marco Cappato, Gustavo Fraticelli e Mina Welby. Ha lanciato un appello attraverso Libero. Ha messo tutto insieme ai pochi risparmi della mamma e ha avuto l'appuntamento con la clinica.

E ora è partito. "Ho dolori ventiquattro ore al giorno, qualsiasi movimento, anche il più piccolo, mi procura sofferenze atroci", aveva detto nell'intervista, raccontando come gli amici siano spariti da tanto tempo, della fidanzata che lo ha lasciato un giorno lì, a casa dalla madre, periferia di una cittadina toscana - "da qui non riesco a vedere nemmeno il cielo perché davanti alla finestra ho un palazzone orribile". Invece "la fine la immagino, serena, molto dolce. Per me il viaggio sarà una liberazione. La liberazione. Come un sogno, come una vacanza. L'unica cosa che mi fa sorridere, adesso, è il pensiero di questo viaggio. Mi daranno da bere un liquido e io lo berrò".