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Covid, Iss: dopo due mesi l'Rt torna sopra l'1, tutte le Regioni a rischio moderato

Crescono i posti letto occupati in terapia intensiva e nei reparti ordinari, ma la soglia di allerta è lontana

Continuano a salire incidenza e indice di trasmissibilità Rt. L'incidenza settimanale raggiunge infatti il valore di 53 casi per 100mila abitanti (contro 46 della scorsa settimana), mentre l'Rt medio è a 1,15 (contro 0,96 di 7 giorni fa), sopra 1 dopo oltre due mesi. E' quanto rivela il monitoraggio dell'Iss, che sottolinea inoltre come tutte le Regioni e Province autonome risultino classificate a rischio moderato e riportino un'allerta di resilienza.

L'Iss sottolinea che è stabile e sopra la soglia epidemica l'indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt 1,12 (1,06-1,17) al 26/10/2021 contro Rt 1,13 (1,07-1,19) al 19/10/2021). Si ritiene che le stime di Rt, precisa l'Istituto superiore di sanità, siano poco sensibili al recente aumento del numero di tamponi effettuati, poiché tali stime sono basate sui soli casi sintomatici e/o ospedalizzati.

 

La situazione negli ospedali - Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 4% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 4 novembre) rispetto al 3,7% della settimana precedente (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 28/10). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 5,3% contro il 4,5% al 28/10. Il tasso di occupazione resta comunque sotto la soglia di allerta che è fissata al 10% per le terapie intensive e al 15% per i reparti di area medica.

 

Aumento dei casi non associati a catene di trasmissione - E' in forte aumento il numero di nuovi casi Covid non associati a catene di trasmissione (8.326 contro 6.264 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l'attività di tracciamento dei contatti è in aumento (35% contro 33% della scorsa settimana). E' stabile, invece, la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (47% contro 47%). Diminuisce lievemente la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (18% contro 20%).

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