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Covid, Franceschini: "Proteste per chiusure? Non si è capita gravità"

Il ministro dei Beni culturali in un videomessaggio ha spiegato che lʼesigenza principale è ridurre la mobilità delle persone: lʼappello alle tv per dare più spazio alla cultura e favorire la coesione sociale

Dopo il Dpcm con le nuove strette anti-Covid, "ho ricevuto molti appelli del mondo della cultura, ho letto proteste e ricevuto attacchi". Lo ha detto il ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini riferendosi alla chiusura di cinema e teatri. "E' comprensibile ma ho l'impressione che non si sia percepita la gravità della crisi e i rischi del contagio in questo momento", ha aggiunto Franceschini.

Piena responsabilità - Molti rappresentanti del mondo della cultura si sono lamentati perché il Ministro non avrebbe tutelato adeguatamente gli interessi della categoria che rappresenta, condannandola a una nuova, pesantissima battuta d'arresto dopo i primi segnali di ripresa, ma Franceschini rimanda al mittente le critiche e si assume la responsabilità del provvedimento: "Sarà il tempo a dire se saranno state scelte giuste o sbagliate ma questo era il momento di prendere decisioni: prima si interviene, prima si blocca la crescita esponenziale della curva". 

 

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Limitare la mobilità - Il ministro poi chiarisce un aspetto fondamentale: "La chiusura non è stata legata a una scelta gerarchica di importanza tra le varie attività, sarebbe stato assurdo. L'esigenza è ridurre la mobilità delle persone. Mi impegno a far sì che la chiusura sia più breve possibile e tutelerò i lavoratori dello spettacolo meno conosciuti e visibili". 

 

L'appello a tv e star - In conclusione del videomessaggio, Franceschini si è rivolto direttamente alle reti televisive e alle star della cultura e dello spettacolo: "Ho scritto una lettere alle televisioni perché diano più spazio alla cultura e comprino spettacoli. Alle personalità di spicco chiedo di dare un contributo per il mantenimento della coesione sociale". 

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