Operazione Reset

Olimpiadi Milano-Cortina, blitz antimafia: fermati due fratelli romani per estorsione

L’inchiesta della Dda di Venezia svela il piano di un gruppo criminale legato agli ultras della Lazio per infiltrarsi negli appalti dei Giochi invernali 2026 e controllare locali e attività a Cortina d'Ampezzo

08 Ott 2025 - 12:04

I carabinieri hanno arrestato tre persone, tra cui due fratelli romani con precedenti penali e legati agli ambienti ultras della Lazio, nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia. Sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di tentato condizionamento degli appalti pubblici legati alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. L'operazione, denominata "Reset", ha permesso di ricostruire un disegno criminale strutturato su più livelli, che andava dal controllo della droga e dei locali notturni di Cortina d'Ampezzo fino al tentativo di accedere ai lavori pubblici preolimpici.

L'operazione "Reset" e il blitz dei Carabinieri

 L'indagine, avviata nel 2022 dalla Procura di Belluno e poi passata alla competenza della Dda di Venezia, ha portato oggi a tre misure cautelari e a perquisizioni in diverse località tra Cortina d'Ampezzo e Roma. Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri delle Compagnie di Cortina, Belluno e Roma, con il supporto del Nucleo Investigativo regionale.
Secondo gli inquirenti, i fratelli Leopoldo e Alvise Cobianchi avevano costruito una rete criminale finalizzata al controllo economico e sociale di parte della cittadina ampezzana. I militari hanno documentato incontri, minacce e accordi che rivelano la volontà di estendere la propria influenza fino agli appalti per i lavori olimpici. Un terzo uomo, amministratore di una società con sede a Roma, è stato arrestato per concorso nel reato di estorsione.

Il piano criminale: dal controllo della droga ai locali di Cortina

 L'inchiesta ha ricostruito una strategia suddivisa in fasi. Nella prima, il gruppo avrebbe puntato al monopolio dello spaccio di droga, organizzando una rete di pusher e minacciando consumatori insolventi o spacciatori indipendenti.
Successivamente, l'interesse si sarebbe spostato sui locali della movida ampezzana. I fratelli Cobianchi, secondo gli investigatori, imponevano la loro presenza nelle serate, selezionavano DJ e PR compiacenti e pretendevano di gestire la sicurezza attraverso buttafuori "di fiducia". Tutto ciò sarebbe avvenuto con l'ausilio di una società di comodo con sede a Roma, utilizzata per mascherare i rapporti economici e facilitare la gestione degli eventi. L'obiettivo finale era inserirsi nel circuito degli appalti pubblici connessi ai Giochi olimpici invernali, sfruttando il prestigio e la visibilità delle opere in corso.

Le minacce e le violenze per imporre il dominio sulla movida

 Gli episodi ricostruiti dai magistrati delineano un quadro di violenze sistematiche.
Tra i fatti contestati figurano la minaccia di morte a un assuntore di droga moroso, rinchiuso nel bagagliaio di un'auto, e i pestaggi ai danni di dipendenti di ristoranti e alberghi accusati di vendere droga "senza autorizzazione".
Un gestore di un rifugio-discoteca sarebbe stato costretto con intimidazioni a cedere l'organizzazione delle serate al gruppo, mentre un organizzatore di eventi è stato sequestrato, condotto in un bosco e picchiato con una pistola puntata alla testa per convincerlo a cessare le sue attività.
Non sono mancati tentativi di condizionamento della politica locale: i due fratelli si sarebbero presentati a un componente della Giunta comunale di Cortina, nel 2022, come "imprenditori influenti", offrendo un presunto sostegno elettorale in cambio di futuri appalti. Dopo il rifiuto del politico, gli arrestati avrebbero inviato messaggi minatori, pretendendo la promessa di lavori preolimpici.

I fratelli Cobianchi e i legami con gli ultras della Lazio

 Secondo quanto riportato nell'ordinanza del gip di Venezia, Leopoldo e Alvise Cobianchi erano noti negli ambienti degli "Irriducibili", la storica frangia ultras della Lazio già guidata da Fabrizio Piscitelli, detto "Diabolik", ucciso nel 2019.
La loro "caratura criminale" sarebbe stata utilizzata come strumento di intimidazione, un modo per accreditarsi come "boss" agli occhi dei frequentatori della movida di Cortina.
Un collaboratore di giustizia, ascoltato dagli inquirenti, ha confermato il progetto di infiltrazione progressiva: prima il controllo delle piazze di spaccio, poi quello economico dei locali e, infine, l'ingresso nei lavori pubblici. Gli arrestati, secondo le indagini, avrebbero più volte affermato: "Questa è Cortina, qui comandiamo noi".

Olimpiadi 2026, le altre inchieste sugli appalti

 Il caso di Cortina si inserisce in un contesto più ampio di indagini sugli appalti legati ai Giochi invernali del 2026. La Procura di Milano, nei mesi scorsi, ha analizzato alcune presunte irregolarità nella gestione della Fondazione Milano-Cortina, ipotizzando una cattiva applicazione delle procedure pubbliche nella scelta di consulenti e fornitori.
I pm hanno chiesto l'archiviazione di parte delle posizioni, ma hanno evidenziato criticità legate alla qualificazione giuridica della Fondazione, ritenendo che la sua natura privata limiti i poteri di controllo della magistratura.
In uno dei fascicoli paralleli, sono stati segnalati affidamenti sospetti per oltre due milioni di euro, a dimostrazione della necessità di vigilanza costante su un evento di rilevanza internazionale.
L'operazione "Reset", sottolineano gli investigatori, dimostra come i grandi eventi possano rappresentare un'occasione di interesse per organizzazioni criminali, anche lontane dai contesti mafiosi tradizionali.