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Coronavirus, quattro giorni alla riapertura tra le Regioni: i governatori litigano ancora

I numeri parlano di un ulteriore rallentamento del contagio ma la Lombardia resta un caso: qui oltre la metà dei malati e delle vittime

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La riapertura del 3 giugno tra le Regioni fa discutere i governatori. Ma il fronte del "no" si assottiglia sempre di più. Contrari alla libera circolazione ci sono il sardo Solinas, il toscano Rossi e il campano De Luca che parla di "decisioni prese sulla base di pressioni". Al centro ci sono i timori per il "caso Lombardia" e la richiesta di limitazioni in caso di alti livelli di contagio. Il governo tenta una mediazione. Risale intanto il numero dei morti: +111 su venerdì. I guariti sono 2.789 in più, i malati 2.484 in meno. In Lombardia il 53,1% dei nuovi contagi (416 in totale).

Mancano solo quattro giorni alla riapertura dei confini tra regioni e alla fine delle restrizioni alla mobilità in Italia e il "fronte del no" continua a far sentire la sua voce, forte anche di dati che insistono nel rappresentare un caso Lombardia. E' sempre lei territorio di gran lunga più colpito dalla pandemia fa registrare il 53% dei nuovi contagiati e il 60% delle vittime, in una giornata in cui ben 11 regioni (anche se l'Abruzzo non ha fornito i dati quotidiani) invece non segnalano deceduti. Il governo prosegue con il ministro Francesco Boccia il dialogo con i presidenti e non si prevedono cambi di linea, ma il governatore della Campania Vincenzo De Luca attacca: "Non si comprende il perche' di un'apertura generalizzata".

 

De Luca: "Pressioni per favorire la Lombardia" - Con lui sono schierate in particolare alcune Regioni del centro-sud e le isole Sicilia e Sardegna, destinatarie di ingenti flussi di turismo estivo. De Luca va anche oltre. "Si ha la sensazione che per l'ennesima volta si prendono decisioni non sulla base di criteri semplici e oggettivi - afferma - ma sulla base di spinte e pressioni di varia natura". Interessi economici, il peso 'politico' della Lombardia e dei suoi flussi turistici, par di capire. "Se la mia regione avesse ancora un livello di contagio elevato - dice De Luca - non esiterei a chiedere, per un dovere di responsabilità nazionale, una limitazione della mobilita' per i miei concittadini".

 

La Lombardia migliora, ma lentamente - Livello di contagio che in Lombardia sta scendendo - oggi in calo i nuovi positivi -, ma non così velocemente. Ancora nelle ultime 24 ore si registrano 221 contagiati su 416 in totale in Italia e 67 vittime su 111. Una realtà sempre più lontana da gran parte del resto del Paese, con sei regioni a zero nuovi contagi nell'ultima rilevazione: Abruzzo (che non ha fornito i dati, però), Umbria, Sardegna, Molise, Calabria e Basilicata. E lunedì in Lombardia saranno riaperte piscine e palestre, col rischio di nuovi contagi. Delle altre regioni del nord solo il Veneto con 10 vittime fa registrare oggi un dato sulle vittime a due cifre.

 

Fase 2, shopping in centro a Milano 

 

Il governo prova a mediare - Di qui l'interlocuzione continua di Boccia con le Regioni, nel tentativo di mediare con il fronte del No ed evitare eventuali ordinanze restrittive in vista della riapertura del 3 giugno, che il governo potrebbe poi essere costretto a impugnare. Tra le ipotesi circolate per mitigare i rischi del ritorno alla mobilità totale nel Paese ci sono 'l'autodenuncia' di chi proviene da regioni ancora ad alto contagio e la possibilità per chi li accoglie di metterli in quarantena, anche ridotta. La prima viene esclusa da fonti vicine a Boccia, mentre la quarantena potrebbe venire consentita in situazioni di emergenza locale.

 

Il governo ha puntato deciso sulla riapertura generalizzata e omogenea su tutto il territorio nazionale, come nel caso delle attività produttive riavviate a maggio. Ma il ministro della Salute Roberto Speranza ha comunque chiarito che i dati saranno monitorati fino all'ultimo giorno prima della riapertura tra le regioni e se dovessero indicare una tendenza ancora preoccupante non si escludono interventi. Nei prossimi giorni potrebbe venire convocata una nuova videoconferenza Stato-Regioni. E saranno giornate ancora lunghe prima che gli italiani possano tornare a muoversi liberamente nel loro Paese.

 

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