Coronavirus, magistrati bocciano dl "Cura Italia" sulle carceri | "Pochi braccialetti elettronici per la detenzione a casa"
Nel Milanese è morto un agente polizia penitenziaria a Opera
Il Consiglio superiore della magistratura boccia gli interventi per ridurre il sovraffollamento carcerario e limitare il contagio nelle carceri da coronavirus del decreto "Cura Italia". Le toghe avvertono che aver legato la detenzione domiciliare ai braccialetti elettronici, di fatto indisponibili, "contribuirà significativamente a rendere questo istituto inadeguato" alle sue finalità.
"Una parte numericamente non esigua della popolazione detenuta non potrà, infatti, avere accesso alla misura" delle detenzione domiciliare "per l'indisponibilità di un effettivo domicilio", osserva la Commissione. "Per i detenuti che potranno fruirne, l'incisività dell'intervento risultera' invece fortemente depotenziata dalla indisponibilità degli strumenti di controllo elettronici, la cui carenza, non da oggi ,costituisce una delle maggiori criticità del nostro sistema".
E il fatto che il decreto non preveda investimenti fa ritenere "prevedibile che la dotazione degli strumenti elettronici di controllo non potrà, nell'immediato, essere incrementata, il che renderà la misura della 'detenzione domiciliare in deroga' inadeguata a far fronte alle esigenze di contenimento del contagio nelle carceri sovraffollate, esigenze che lo stesso legislatore ha di fatto ritenuto indifferibili".
Morto agente polizia penitenziaria a Opera "E' con enorme commozione e dispiacere che apprendo e riporto la morte di un collega che ha contratto il virus in servizio. Lavorava presso il nucleo provinciale traduzione e piantonamento di Milano ed era in servizio presso la Casa Circondariale di Milano Opera. Lascia moglie e figli". Lo comunica, con una nota, Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria.
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