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Coronavirus, il diritto di fare i tamponi Ecco cosa è successo davvero in Italia

Lʼinchiesta di NewsMediaset condotta da Luca Pesante racconta un problema che ci accompagna dal primo giorno di contagio e che non è ancora stato risolto

Quante persone, in Italia, sono da settimane chiuse in casa, da sole, convivendo solo con i sintomi di un virus nuovo, per questo ancora più inquietante, in attesa di una diagnosi che fino ad oggi non è mai arrivata?    

Aspettando un test... - Perché in Italia non è mai partita una vera campagna di test a tappeto? Perché così pochi tamponi? Per rispondere a queste domande abbiamo avviato una ricerca a tappe che ci porterà a conoscere decine di esperti tra virologi, epidemiologi, medici di base e non solo. Prima di tutto abbiamo cominciato a smontare quelli che in un primo momento sembravano i veri ostacoli da superare, e in poco tempo si sono rivelati  autentiche scuse... Un esempio? I kit di reagenti per estrarre e amplificate l'Rna del coronavirus: è proprio vero che sono irreperibili? 

 

 

Il caso Veneto - Per capire chi e come ha sbagliato, dobbiamo chiederci chi e come ha invece fatto le scelte giuste, sin dal primo momento. La Regione Veneto è la sola, tra quelle più colpite da Covid 19, ad aver inseguito Sars Cov-2, non cercandolo solo tra chi aveva già i sintomi. Conosciamo così la mente che ha indirizzato le autorità regionali verso la grande corsa ai tamponi. Tutto, lo sappiamo, è iniziato in un piccolo paese in provincia di Padova, Vo' Euganeo..

 

 

Il deserto lombardo - Esiste un deserto in Lombardia? Si, e noi lo abbiamo trovato. Di cosa si tratta?
"Lontano dai pronto soccorso, dai reparti trasformati in ricoveri Covid, dalle terapie intensive, in Lombardia è mancato il territorio", ci dice Alberto Aronica, medico di base che, come tanti, si è sentito abbandonato proprio in quel deserto. 
Perché i medici di famiglia non hanno mai potuto prescrivere, richiedere e anche effettuare direttamente i tamponi?

 

 

Diritto al tampone - Senza una prima linea di difesa sul territorio, il virus è così arrivato proprio là dove non doveva: negli ospedali lombardi. L'ultima grande riforma sanitaria risale al 2014. Basta questo a spiegare la "rinuncia" ad effettuare test a tappeto? No. Scopriamo perché. 
E chi, con la parziale riapertura della "Fase 2", sarebbe dovuto tornare al lavoro? Lo avevano lasciato in casa, da solo, con sintomi da Covid persistenti, da settimane, ma senza mai la conferma di una diagnosi certa. Cosa succede in questi casi?
Tutela della salute, libertà di muoversi, di lavorare e di farlo in sicurezza. Tutto questo oggi passa da un tampone. Molto più di un esame: oggi più che mai, un diritto...

 

 

E adesso? - Tutto questo è accaduto fino ad oggi. Anche nelle ultime settimane il numero di tamponi, unico strumento riconosciuto come efficace per combattere la pandemia, non è decollato. E la Lombardia? Ultima per numero di test per ogni contagiato, prima per tasso di letalità. Tutte le lezioni del "caso Lombardia"..

Luca Pesante

 

 

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