il caso

Como, divorzia dal marito e la giudice ordina accertamenti patrimoniali sul fidanzato

Oggetto dell’indagine di polizia tributaria il giornalista Enrico Fedocci. L’ex ministro Costa presenta interrogazione parlamentare a Nordio

27 Nov 2024 - 10:21
 © Tgcom24

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Un corto circuito giudiziario in cui si è trovato, senza essere parte di una causa di divorzio, il giornalista Mediaset Enrico Fedocci che ha raccontato la sua vicenda kafkiana a "Diario del Giorno", l’approfondimento giornalistico di Rete 4, condotto da Sabrina Scampini.

Sottoposto a una approfondita indagine patrimoniale solo perché fidanzato – e senza alcun legame giuridico – con una donna in causa con l’ex marito per il mantenimento della prole.

E così, su richiesta dell’ex coniuge nonostante la donna non ricevesse alcun mantenimento per sé da parte dell’ex, la giudice Nicoletta Sommazzi del Tribunale di Como ha ordinato ad "Agenzia delle Entrate", INPS, "Centro per l’impiego" di consegnare al Tribunale (e quindi alle parti del processo, ex coniugi compresi) tutte le informazioni fiscali e bancarie, oltre a quelle su mobili, immobili, estratti conto della banca con relativi movimenti degli ultimi tre anni, carte di credito, fondi pensione… Ogni cosa.

Nel frattempo al malcapitato non è stato notificato alcunché su questo accertamento e se non fosse stata la fidanzata ad avvisarlo lui non avrebbe saputo assolutamente nulla. Neanche a contenzioso chiuso.
Una volta saputo informalmente dell’ordine di accertamento alla polizia tributaria, durante una casuale conversazione, il giornalista ha anche scoperto da un avvocato che nulla avrebbe potuto fare per contrastare l’ordine della Giudice Sommazzi, poiché esterno al procedimento in corso al Tribunale lariano.

“I miei diritti costituzionali sono stati calpestati – ha detto Enrico Fedocci – e i miei dati bancari e fiscali richiesti per essere consegnati a estranei. Non sono stato chiamato neanche per verificare che avessi realmente una relazione. Se, per assurdo, io fossi stato solo un amico e la mia fidanzata avesse inventato una bugia sul nostro rapporto, a un’indagine di polizia tributaria sarebbe stato magari sottoposto un semplice conoscente visto che l’accertamento è stato disposto sul riferito”

In studio anche un esperto di questioni di giustizia, il professor Arturo Maniaci, titolare della Cattedra di Diritto Privato dell’Università Statale di Milano: “L'ordinanza solleva molte perplessità, sotto il profilo del 'chi', del 'come' e del 'cosa'. Per quanto riguarda il “Chi”, il dottor Fedocci non ha obblighi di mantenimento di figli altrui – ha spiegato il docente universitario – ma anche nel caso del “Come”, Fedocci non ha ricevuto alcuna informazione, non può difendersi, non può in alcun modo interloquire con il Giudice della causa di divorzio. C’è poi il “Cosa”: l’indagine patrimoniale è invasiva, perché riguarda anche gli estratti conto bancari, da cui emergono dati personali 'sensibili”.

Durante il programma, il legale Gian Ettore Gassani, Presidente nazionale AMI, avvocati matrimonialisti italiani, ha aggiunto: “Il caso Fedocci ha suscitato in questo periodo un dibattito acceso tra gli addetti ai lavori: c’è la violazione di un diritto alla propria privacy…  E’ bene accertare una verità, a mio parere non è bene entrare a gamba tesa nella vita privata di persone che nulla c’entrano con una vicenda matrimoniale”, sono state le parole di Gassani.

Netto anche il legale del giornalista televisivo sotto “indagine”, l’avvocato Alessandro d’Arminio Monforte: “La vicenda è giuridicamente aberrante perché sembra che le norme poste a protezione dei dati personali abbiano cessato di esistere nel caso del Dott. Fedocci. Ci preoccupiamo tanto dei rischi sui dati online, di ChatGpt e poi acconsentiamo a che un cittadino, che non è parte del processo, che non ha un interesse giuridico a prendervi parte, che non ha un legame giuridicamente opponibile con alcuna delle parti e che non è neanche il destinatario dell’ordine del giudice, veda la sua vita, perché di questo si tratta, esposta agli occhi di un numero di soggetti potenzialmente indeterminato, in spregio ai più basilari principi che regolano la privacy”. 

Fedocci ha quindi diffidato gli enti dal consegnare i dati e ha anche presentato reclamo al Garante della Privacy. Parte del danno, però, è già compiuto poiché l’"Agenzia delle Entrate" e "Centro per l’Impiego" hanno risposto ugualmente nonostante la diffida, ottemperando così all’ordine della Giudice Sommazzi. 

La vicenda è finita sulle prime pagine di diversi giornali diventando un caso mediatico di interesse nazionale, poiché, come ha commentato la conduttrice Sabrina Scampini, “a Fedocci è capitato qualcosa che può succedere a ognuno di noi”.

L’ex ministro Enrico Costa e deputato di Forza Italia, voce autorevole in Parlamento in tema di giustizia, ha presentato un’interrogazione urgente al guardasigilli Carlo Nordio, titolare del Ministero della Giustizia, affinché il Governo faccia chiarezza su una vicenda che sembrerebbe essere in contrasto non solo con la tutela dei dati personali, ma soprattutto con i diritti costituzionali di Enrico Fedocci.

Con meno diritti di un indagato per mafia.

“L’auspicio è che il Garante intervenga, quanto prima – conclude l’avvocato d’Arminio Monforte - non solo per verificare quanto occorso e assumere i provvedimenti più adeguati, ma anche per farsi portatore dell’esigenza di un correttivo alle norme di legge, laddove vi sia un rischio che i dati dell’interessato vengano resi nella sostanza pubblici”.

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