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"Castello delle Cerimonie", dopo la confisca arriva una pioggia di disdette

Moltissime coppie hanno rinunciato a festeggiare le loro nozze ne "La Sonrisa". Il danno economico è notevole soprattutto per i circa 200 dipendenti, che chiedono udienza al comune di Sant'Antonio Abate

Il Castello delle Cerimonie confiscato

"Il Castello delle Cerimonie", dopo la confisca, sta subendo una pioggia di disdette di prenotazioni da parte delle coppie di sposi che da qui all'estate sognavano di festeggiare nel famoso Grand Hotel "La Sonrisa" di Sant'Antonio Abate le proprie nozze.

Il danno economico è notevole non solo per i clienti che hanno fatto già partire gli inviti verso parenti e amici. Ma soprattutto per i circa 200 dipendenti, tra fissi e stagionali, sempre più preoccupati per il proprio futuro proprio per il consistente indotto che ruota intorno alle cerimonie principesche che organizza la struttura.

"Castello delle Cerimonie", dopo la confisca arriva una pioggia di disdette - foto 1
Tgcom24

I dipendenti chiedono udienza al comune - Tutti i dipendenti si sono riuniti dalle prime ore del mattino proprio nell’hotel in cui lavorano e da lì si sono diretti al comune di Sant’Antonio Abate nella speranza che una loro delegazione venga accolta prima possibile dalla sindaca Ilaria Abagnale. La richiesta è chiara: garantire alla struttura la continuità lavorativa che salverebbe le famiglie di tutti i dipendenti.

 

La struttura affidata al comune - Per ora l'attività può proseguire. Il tribunale ha momentaneamente affidato l'azienda alla famiglia dei Polese proprio per garantire la continuità occupazionale. Ma quello che preoccupa i dipendenti è cosa accadrà quando subentrerà il comune.  La sindaca Ilaria Abagnale ha spiegato che ci sarà un suo incontro con il prefetto e i vertici della procura. "Si tratta di una struttura ricettiva importante per il nostro territorio - dichiara Abagnale - punto di riferimento per tutta l'area e che da anni offre lavoro a centinaia di famiglie, non solo abatesi". Dunque nessuna intenzione di chiudere tutto. Il comune potrebbe tenere aperta la struttura ricettiva affidandone la gestione a privati, mediante un bando pubblico che escluda gli attuali proprietari e ricavarne così un fitto da destinare a scopi di pubblica utilità. 

 

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