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Camorra, "paga il pizzo o ti bombardiamo di recensioni negative online": ecco l'ultima frontiera del racket

"Oltre alle minacce tradizionali ci sono anche quelle informatiche, con pioggia di commenti cattivi sui social se tu, ristoratore, barista o commerciante di Napoli, rifiuti di versare quei 100 o 200 euro al mese", è la denuncia della Federazione antiracket italiana

Camorra, "paga il pizzo o ti bombardiamo di recensioni negative online": ecco l'ultima frontiera del racket - foto 1
Afp

Il racket passa dal reale al virtuale.

Come? Tramite le recensioni online, negative se il commerciante non paga il pizzo. E' la nuova frontiera del "pizzo" a Napoli, denunciata dalla Federazione antiracket italiana (Fai). "Oltre alle minacce tradizionali ci sono anche quelle informatiche, perché oggi ci sono anche bombardamenti di recensioni negative sui social se tu, ristoratore, barista o commerciante, rifiuti di pagare quei 100 o 200 euro al mese. E' una estorsione cyber alla quale spesso si cede, perché chiedono cifre anche irrisorie per non riempirti di recensioni negative: ma è un fenomeno pericoloso, una nuova frontiera del malaffare", spiega Raffaele Vitale, responsabile del nuovo punto Fai di Chiaiano, periferia di Napoli.

Camorra, "paga il pizzo o ti bombardiamo di recensioni negative online": ecco l'ultima frontiera del racket - foto 2
Tgcom24

Napoli, la nuova frontiera del racket passa dal Web

 "Noi siamo al fianco di chi vole liberarsi dalla sottomissione, in un momento in cui purtroppo ancora tanti rinunciano a difendere la propria dignità, accettando di pagare la camorra per stare più tranquilli", aggiunge Vitale inaugurando la sede di Chiaiano della Federazione antiracket italiana, alla presenza del procuratore Nicola Gratteri, del prefetto Michele di Bari e del questore Maurizio Agricola.

 

"Oggettivamente il numero di denunce per usura ed estorsione non è confortante - sottolinea il questore Agricola. - Le denunce sono ben al di sotto della realtà del racket e per questo fare rete è un momento di aiuto e di crescita". Il questore ha sottolineato anche come "estorsione, usura e traffico di stupefacenti sono le fonti di guadagno principale della camorra, che poi reinveste questi capitali. Quindi combattere il racket vuol dire togliere l'humus e il denaro alla camorra. So che denunciare è difficile, per la solitudine dei commercianti e degli imprenditori e per questo le associazioni sono importanti, perché li accompagnano e non li lasciano soli".

 

"L'associazione antiracket - spiega Luigi Ferrucci, presidente nazionale della Fai - è composta da persone che hanno denunciato il racket e che poi si mettono al lavoro per aiutare i loro colleghi a denunciare. Questa associazione a Chiaiano viene intitolata a Francesco Tammaro che nel 1985, proprio in seguito alla denuncia, venne ammazzato dalla camorra: questo ci dà la misura drammatica della differenza tra il denunciare rimanendo isolati e invece di farlo all'interno della rete dell'antiracket, dove in questi 35 anni nessuno è stato ucciso".

 

La Fai a Chiaiano vuole essere un punto di riferimento anche per i commercianti di quartieri e zone vicine, come Scampia, Piscinola, Miano e Marianella.

 

 

A Caivano estorsioni fino a 10mila euro, pizzo anche ai pusher

 Variavano da qualche centinaio di euro fino al 10mila imposti "a quelli del Bronx", nota piazza di spaccio di Caivano, le estorsioni che il clan Angelino imponeva a imprenditori, commercianti e anche agli spacciatori. E nessuna delle vittime ha denunciato alle forze dell'ordine il racket. Emerge dalle indagini dei carabinieri di Castello di Cisterna che, coordinati dalla DDA, hanno eseguito oggi 14 arresti.

 

La lista con i nomi di coloro che erano assoggettati al "pizzo", inoltre, veniva lasciata in eredità ai gruppi criminali che nel frattempo si succedevano sul territorio: la circostanza, si legge nell'ordinanza, è "pacificamente emersa dalle diverse indagini espletate nonché dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia" e "le estorsioni venivano effettuate in danno di imprenditori inseriti in una lista che si tramandava dai diversi clan succedutisi sul territorio".

 

Antonio Angelino, detto "tibiuccio", 67 anni tra pochi giorni, già detenuto per altra causa, è ritenuto a capo dell'omonimo clan di Caivano: cutoliano della prima ora, insieme con Massimo Gallo gestiva il gruppo criminale che originariamente si occupava di traffico di droga. Ma con il "vuoto di potere", determinato dall'arresto di capi e gregari del clan Ciccarelli, si è impossessato anche delle estorsioni.

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