Documenti falsi per immigrati clandestini, blitz a Napoli | Indagini scattate dopo gli attentati di Parigi
Arrestato anche un dipendente comunale, che faceva parte dell'organizzazione gestita da afghani, pakistani e italiani
Sgominata a Napoli un'associazione a delinquere composta da afghani, pakistani e italiani che dietro compenso faceva avere documenti falsi per permessi di soggiorno in Italia. Una persona è stata portata in carcere, due ai domiciliari e per altre 11 è scattato l'obbligo di dimora. Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata a favorire l'immigrazione clandestina e falso ideologico e materiale.
Indagini dopo gli attentati terroristici del 2015-2016 - Le indagini erano scattate dopo gli attacchi terroristici in Francia e in Belgio, tra il 2015 e il 2016, come il blitz alla sede del giornale satirico parigino "Charlie Hebdo" del 7 gennaio 2015 e l'attentato al teatro Bataclan del 13 novembre dello stesso anno. L'organizzazione dedita all'immigrazione clandestina produceva certificati di residenza, dichiarazioni di ospitalità, certificati di conoscenza della lingua italiana, contratti di lavoro, iscrizioni alla Camera di commercio come commerciante, dichiarazioni reddituali fasulle e nullaosta alloggiativi, che consentivano di ottenere i permessi di soggiorno in Italia e quindi anche negli altri Paesi dell'area Schengen.
Arrestato anche un dipendente comunale - Tra gli arrestati c'è anche il dipendente di una municipalità del Comune di Napoli, Pasquale Averaimo, 65 anni, che si occupava del rilascio e del rinnovo delle carte di identità, dell'emissione dei certificati di residenza e degli stati di famiglia. Averaimo aveva stabilito un tariffario per le sue "prestazioni".
I capi dell'organizzazione - Agli indagati, oltre al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, la Procura di Napoli ha contestato anche il reato di corruzione. A capo dell'organizzazione c'erano il pakistano Iqbal Naveed, proprietario anche dell'Internet point sequestrato, per il quale è stato disposto il carcere, e il marocchino Lahoussine Chajaoune, per cui il gip ha disposto i domiciliari.
I circuiti per trasferire il denaro - I guadagni illeciti, attraverso transazioni bancarie e i circuiti di Money Transfer, finivano su conti correnti pakistani. Un altro modo per trasferire il denaro era il sistema "hawala", un meccanismo informale di trasferimento di valori basato sulle prestazioni e sull'onore di una vasta rete di mediatori, localizzati principalmente in Medio Oriente, Nord Africa, nel Corno d'Africa e in Asia meridionale, secondo alcuni esperti utilizzato anche per finanziare il terrorismo. L'hawala è fortemente radicato nella cultura islamica ed è basato sulla fiducia: consente il passaggio di ingenti somme di denaro tra persone di diverse nazioni.
Oltre i confini italiani - L'organizzazione si estendeva ben oltre i confini nazionali: gli indagati erano infatti in contatto con persone residenti in Belgio e Francia. La documentazione falsa per i permessi di soggiorno, stampata a Napoli, veniva anche fatta pervenire a persone residenti in quei Paesi, sempre dietro compenso. La base dell'organizzazione era stata collocata nell'Internet point di Naveed, che era abilitato all'invio di denaro attraverso i circuiti Western Union, Sigue, Ria e Moneygram. I carabinieri lo hanno sequestrato.
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