Brigate Rosse, svolta nelle indagini sulla morte di Mara Cagol: interrogati ex brigatisti
Nel conflitto a fuoco morì anche l'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso: è stato il figlio a presentare l'esposto che ha fatto riaprire il caso
Alcuni ex appartenenti alle Br sono stati interrogati a Milano in merito alla vicenda del conflitto a fuoco in cui morirono la brigatista Margherita "Mara" Cagol e l'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso.
La Cagol, componente del gruppo storico delle Brigate Rosse e moglie di Renato Curcio, fu uccisa durante un conflitto a fuoco avvenuto nell'Alessandrino in occasione della liberazione dell'imprenditore Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato il giorno prima.
Fu il primo sequestro per l'autofinanziamento delle Br - Gli accertamenti dei carabinieri del Ris di Parma potrebbero dare un nome a chi, ormai quasi cinquant'anni fa, partecipò a quello che è passato alla storia come il primo sequestro di persona a scopo di autofinanziamento operato dalle Brigate Rosse.
L'attività investigativa fa seguito agli accertamenti scientifici cui sono stati sottoposti, con le più moderne tecniche, i reperti sequestrati all'epoca della sparatoria. Nel corso degli anni si sono fatte varie ipotesi sulla identità del brigatista che riuscì a fuggire.
Il figlio dell'appuntato d'Alfonso ha fatto riaprire le indagini - A far riaprire le indagini è stato l'esposto presentato, con il tramite di un avvocato, da Bruno d'Alfonso, anche lui carabiniere, figlio dell'appuntato morto nella sparatoria del 5 giugno 1975. "E' una questione di giustizia e di verità storica. Anche per onorare la figura di mio padre, un eroe che diede la vita per le istituzioni", ha detto d'Alfonso dopo aver presentato l'esposto.
Le indagini sono affidate ai carabinieri del ROS e coordinate dai magistrati del pool sul terrorismo della Procura di Torino e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
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