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Perché l'Italia chiede l'estradizione dalla Francia degli ex terroristi

Per i parenti delle loro vittime la sentenza francese ha "il sapore amaro dell'impunità"

Ansa

Ecco chi sono gli ex terroristi per i quali la Corte d'Appello di Parigi ha deciso di negare l'estradizione, tutti legati alla stagione del terrorismo eversivo, che tra il 1969 e il 1982, ha stroncato le vite di 351 persone per ragioni politiche.

La stagione, passata alla storia come Anni di Piombo, ha prodotto vittime per le quali alcuni parenti reclamano ancora giustizia. Ma per le famiglie delle persone assassinate dai 10 terroristi la sentenza della Corte francese allontana, se non cancella del tutto, la possibilità di chiudere questa pagina dolorosa.

 

 

"Oggi forse gli ex terroristi festeggeranno per averla scampata per sempre, ma auguro loro di sentire anche il bisogno di farei i conti con le loro responsabilità e il coraggio di contribuire alla verità", ha commentato il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso a Milano nel 1972. Tra i 10 ex terroristi graziati, infatti, c'è anche Giorgio Pietrostefani, 78 anni, accusato di essere proprio uno dei mandanti dell'omicidio del commissario, che aveva svolto le indagini sulla strage di Piazza Fontana. L'esecuzione fu una vendetta per la scomparsa dell'anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della questura di Milano, dove era trattenuto nell'ambito dell'indagine condotta da Calabresi.

 

Brigate Rosse, gli ex terroristi arrestati in Francia

In Francia si è rifatto una vita anche Narciso Manenti, 64 anni, condannato dai tribunali italiani perché nel 1979 a Bergamo entrò in uno studio e, nel tentativo di sequestrare un medico, uccise l'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri davanti al figlio 14enne. 

 

Tra coloro che sono fuggiti dalla giustizia italiana c'è, poi, la 66enne Roberta Cappelli, ritenuta responsabile dell'omicidio dell'agente di polizia Michele Granato (1979), del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi (1980) e del vice questore Sebastiano Vinci (1981). Si trattò di esecuzioni rivendicate dalle Brigate Rosse. Galvaligi, per esempio, a Roma aveva diretto il blitz contro una sommossa scoppiata nel carcere di Trani per iniziativa di alcuni prigionieri esponenti dell’eversione armata.

 

Anche Marina Petrella, 66 anni, è stata condannata insieme a Cappelli per l'omicidio Galvaligi, oltre che per il sequestro del giudice Giovanni D'Urso e dell'assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo. Durante il rapimento morirono l'agente di scorta Luigi Carbone e l'autista Mario Cancello. Insieme a Cappelli e al 66enne Giovanni Alimonti, Petrella è accusata anche dell'attentato al vice questore Nicola Simone, che aveva contrastato le Br coordinando diverse indagini.

Si sono rifatti una vita pure l'ex brigatista Sergio Tornaghi, 63 anni, condannato per l'omicidio di Renato Briano e l'ex militante di Formazioni Comuniste Combattenti Raffaele Ventura, 70 anni, condannato per concorso morale nell'omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano. Briano era il direttore del personale alla Ercole Marelli, importante fabbrica della cintura industriale milanese che in quegli anni si trovava vicina alla chiusura e costretta a licenziare gli operai. Le Br rivendicarono il delitto con una telefonata all'Agenzia di stampa Ansa e una all'emittente radiofonica locale Radio Popolare.

 

Al centro della questione legale anche Luigi Bergamin, 72 anni, ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac), condannato per concorso morale negli omicidi del maresciallo Antonio Santoro e dell'agente Andrea Campagna. I Pac accusavano Santoro, comandante della Casa Circondariale di Udine, di maltrattamenti ai danni di detenuti, per via di alcuni articoli contro di lui apparsi sulla stampa. Campagna, invece, era autista presso la Digos di Milano, ma fu accusato di "torturare i proletari".

 

Maurizio Di Marzio, sessantenne, dovrebbe finire di scontare la pena in Italia per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina. E' legato all'attentato al dirigente dell'ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi e al tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone.

 

L'ultimo della lista dei terroristi che non torneranno in patria è Enzo Calvitti, 67 anni, ex Br condannato per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo e ricettazione di armi.

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