IL CASO

Bergamo, pedinata e licenziata durante la malattia: il giudice decide il reintegro

Il datore di lavoro aveva ritenuto il comportamento dell'impiegata incompatibile con il suo stato di malattia

26 Gen 2021 - 13:28
 © lapresse

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Era stata licenziata per giusta causa dopo essere stata pedinata da un investigatore privato ingaggiato dall'azienda per la quale lavorava. Ora Sonia Assanelli,  50enne di Antegnate (Bergamo), dipendente della Sinergia di Treviglio, è stata reintegrata dal giudice del lavoro Raffaele Lapenta, che ha confermato la sentenza di primo grado emessa nel marzo 2019 dalla sezione Lavoro del Tribunale di Bergamo.

La donna aveva prorogato per tre volte il periodo di malattia necessario per l'intervento a un braccio e la successiva riabilitazione. Era stata quindi seguita da un detective ingaggiato dall'azienda e fotografata mentre guidava l’automobile e trasportava una confezione di acqua minerale.

Il medico nominato dal giudice del lavoro come consulente tecnico ha stabilito che le attività contestate dal datore di lavoro "rientrano fra le attività compatibili con un regolare decorso post-intervento, rappresentando la progressiva e dovuta mobilizzazione dell’arto interessato, come consigliato in sede specialistica e «non configurano alcun pregiudizio alla guarigione".

Il giudice ha però stabilito - rispondendo alla contestazione dell'impiegata -  che "Il datore di lavoro può rivolgersi ad agenzie investigative, purché queste non sconfinino nella vigilanza dell’attività lavorativa riservata direttamente al datore di lavoro e ai suoi collaboratori".

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