cronaca

"Attenti all'intossicazione da Web"

15 Nov 2010 - 12:30

Cresce la preoccupazione per i figli che passano ore davanti al computer e sembrano non avere più altri interessi. Un fenomeno allarmante, ma spesso anche sopravvalutato. A  Roma, da poco più di un anno, si può  trovare una risposta in un ospedale pubblico, il Policlinico Gemelli, dove c'è un centro specializzato per assistere chi è affetto da psicopatologie da web. Lo dirige il dottor Federico Tonioni, psichiatra 42enne, che Tgcom ha intervistato.

Dottor Tonioni, quali sono i sintomi che fanno capire che si è sviluppata una dipendenza per il web, la rete, socialnetwork o altro?
C'è qualche sintomo di "astinenza" e diversi altri di "intossicazione". I primi sono inferiori ai secondi perchè ormai collegarsi a internet è molto semplice da qualunque posto. Comunque, molti genitori usciti di casa con il modem del computer in tasca, per evitare che i ragazzi abusassero di internet, in loro assenza, hanno riscontrato una reazione di aggressività e successivamente di depressione. L' intossicazione, a più livelli, si manifesta principalmente con una sorta di stato dissociativo, che tende a prolungarsi anche quando il ragazzo non è più connesso.

Per "dissociativo" cosa si intende esattamente?
Un senso di straniamento e di dissociazione dalla realtà autenticamente vissuta. Immaginatevi un ragazzo che si siede a tavola con i suoi genitori dopo essere stato per cinque, sei ore davanti al computer e magari l'altro fratello che si siede a tavola anche lui ma dopo essere tornato dalla palestra. La partecipazione di entrambi alla cena e alla conversazione familiare sarà molto diversa.

In che fasce d'età si manifesta maggiormente questo disagio?
Da noi sono venuti ragazzi dagli undici ai vent' anni. Per lo più sono maschi e, soprattutto per quanto riguarda la fascia adolescenziale, ovvero dai dodici, tredici anni ai venti, abbiamo registrato problemi derivati dai giochi di ruolo online. Non mancano però gli adulti, con disagi legati ai siti pornografici e al gioco d'azzardo sul web.

Qual è il limite? Quando bisogna iniziare a preoccuparsi?
A volte ci è capitato solo di dover rassicurare i genitori. Il fenomeno più evidente spesso è proprio quello di un gap intergenerazionale molto aumentato rispetto a prima perchè l'era digitale ha intensificato i cambiamenti, le trasformazioni dei giovani creando un distacco con gli adulti che hanno conosciuto anche "un prima" del computer. C'è una distanza culturale ed emotiva che non facilita la comunicazione tra genitori e figli per cui molte volte "i grandi" sono solo ansiosi perchè non conoscono il fenomeno e noi li rassicuriamo, altre volte invece ci hanno visto giusto.

Che cosa riscontrate?
Che molte volte i problemi sono precedenti all'uso del computer ma che, con l'isolamento del computer, si cronicizzano e si acuiscono.

Diciamo che se un ragazzo è già un pò insicuro, oppure non è particolarmente comunicativo o socievole, più facilemente cercherà un suo mondo nel computer?
Sì, si tratta di ragazzi che possono essere appagati da una relazione che rimane solo parziale. Su internet, non essendoci il corpo, fisicamente inteso, ma solo il corpo rappresentato attraverso foto, nickname e quant'altro, più passa il tempo e piu' le difficoltà a trovare un incontro dal vivo tendono ad aumentare.

Come si può curare questa patologia?
Qui lo facciamo con un approccio psicologico individuale e con una terapia di gruppo. Per il momento non abbiamo mai dovuto dare psicofarmaci.

Oltre a voi, quali sono le strutture italiane che offrono un servizio come il vostro?
La stessa cosa la sta facendo il dottor Alessandro Munno, un collega di Torino all'Ospedale Le Molinette, il loro centro è nato la scorsa primavera. Nel resto d'Italia ci si può rivolgere ai Dipartimenti di Salute Mentale dove ci sono colleghi capacissimi. Se io avessi un figlio che ha questo problema, lo porterei tranquillamente da un bravo psichiatra."

Elisabetta Biraghi

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