La Procura di Roma che indaga sulla vicenda del maxiriciclaggio recupererà in tempi brevissimi da Fastweb e Telecom Italia Sparkle 542 milioni di euro. E' questo, in base agli accordi raggiunti dai pm con le due società, l'effetto positivo della trattativa che i magistrati hanno avviato con i legali delle due società che puntavano a scongiurare l'ipotesi del commissariamento. Fastweb precisa tuttavia di aver solo rilasciato garanzie fideiussorie.
Fastweb: "Nessuna somma versata"
In una nota Fastweb precisa di "non aver versato alcuna somma alla Agenzia delle Entrate relativa a crediti Iva e/o profitti contestati". "La società - prosegue - ha invece esplicitamente rilasciato garanzie fideiussorie, come già comunicato al mercato in data 2 aprile, che potranno essere azionate solo in caso di un giudizio negativo in merito alle contestazioni mosse".
Fonti d'agenzia inizialmente avevano affermato che i primi 298 milioni, pari all'Iva evasa e quindi oggetto di sequestro da parte dei magistrati, sarebbero stati versati "cash" dalla capogruppo Telecom all'Agenzia delle Entrate. A questa somma sarebbero da aggiungere, a titolo di sanzioni per sovrattasse e interessi vari, altri 123 milioni con fidejussione, sempre destinati all'erario da Sparkle.
Ci sono poi altri 72 milioni di euro, sempre con fidejussione, che Sparkle mette a disposizione dell'ufficio giudiziario a garanzie delle somme eventualmente da confiscare per l'illecito guadagno ottenuto dalla società con l'attività di riciclaggio. Per quanto riguarda Fastweb, invece, 38 milioni, pari all'Iva evasa e anche loro sequestrati, finiranno con fidejussione all'Agenzia delle Entrate mentre altri 11, sempre con modalità fidejussoria, saranno messi a disposizione dell'ufficio giudiziario romano. L'erario, dunque, non dovrà aspettare la fine del processo (che durerebbe qualche anno) per incassare i suoi soldi.
Indagini ancora aperte
Le indagini, in ogni caso, non sono concluse. Il procuratore Giovanni Ferrara, gli aggiunti Giancarlo Capaldo e Pierfilippo Laviani e i pm Francesca Passaniti, Giovanni Di Leo e Giovanni Bombardieri stanno procedendo negli accertamenti nella speranza di recuperare altre somme di denaro che, portate all'estero, sono state reinvestite e reimpiegate da chi faceva parte dell'associazione per delinquere.
Intanto, dal sequestro di immobili (circa 200), preziosi e quadri, gli inquirenti pensano di poter ricavare qualcosa. Trattative di natura fiscale sono inoltre da tempo imbastite con numerosissimi Paesi: Regno Unito, Lussemburgo, Francia, Svizzera, Seychelle, Cipro, Dubai, Panama, Hong Kong, Singapore. "L'obiettivo è recuperare il massimo possibile" spiegano a piazzale Clodio, ben sapendo che qualche milione di euro, probabilmente, non tornerà più a casa. Rimane la soddisfazione degli inquirenti per la somma importante recuperata a fronte di un'attività investigativa portata avanti anche con le intercettazioni e sviluppata all'insegna del risparmio.