cronaca

I veri messaggi della falsa Sindone

07 Apr 2010 - 17:08

Dal 10 aprile e fino al 23 maggio avrà luogo l’ostensione della Sindone, presso il Duomo di Torino, ovvero l’esposizione del lenzuolo nel quale, secondo le Scritture, venne avvolto il corpo di Gesù dopo la morte. La prima ostensione risale al 1578, sono invece tre le esposizioni del sudario avvenute negli ultimi 30 anni, nel 1978, 1998 e nel 2000.

Non è un semplice lenzuolo ed è anche molto più di un sudario, per quanto questo termine sia già sinonimo di sofferenza. Attorno all’effige impressa nella Sindone aleggiano da quasi 700 anni teorie, leggende, storie e opinioni contrastanti. Da una parte c’è la Chiesa, che l’ha sempre esibita come segno tangibile  dell’esistenza e dell’immenso amore del Cristo, dall’altra c’è la scienza che – non certo per smentire le Sacre istituzioni – ha sempre ritenuto che tale lenzuolo, ormai simbolo religioso per antonomasia, nulla abbia a che vedere con il Salvatore.

La datazione al carbonio 14, effettuata secondo un rigido protocollo da tre istituti diversi (Inghilterra, USA e Svizzera), da’ risultati unanimi: il telo è datato tra il 1260 e il 1390 (con pochi anni di scarto sia in difetto sia in eccesso), dato compatibile unicamente con la sua prima apparizione, datata 1353, anno in cui sono cominciate a circolare le più disparate teorie, alcune delle quali fantasiose e prive di ogni contenuto scientifico. Non sono da meno le teorie revisioniste che includono la Chiesa, secondo alcuni rea di volere mantenere acceso il mistero della Sindone.

Ed è la Chiesa stessa che, nel corso dei secoli e in particolare modo nell’ultimo ventennio, ha esposto il fianco a critiche, continuando a lanciare segnali contrastanti circa la veridicità (prima riconosciuta e poi negata) del sudario senza mai però prendere ufficialmente posizione, limitandosi a consentirne il culto. Anche questo atteggiamento viene condannato dai detrattori più incalliti e, spesso, non si capisce bene se sono detrattori della Sindone o, più in generale, della Chiesa. Non poche polemiche ha suscitato il comportamento di Michael S. Tite, direttore del laboratorio di ricerca del British Museum e supervisore della datazione al carbonio, apparso da subito scettico circa l’autenticità del lenzuolo.

Altrettanto dubbi sono apparsi i numerosi rifiuti fatti dalla Chiesa, davanti alle insistenti richieste di datazione fatte dagli ambienti scientifici. La pochezza delle riposte date dal Vaticano hanno sempre suscitato polemiche: ancora qualche anno prima che i test venissero effettuati le Sacre istituzioni motivavano la scelta di non procedere con la datazione a causa dell’ingente quantità di tessuto che gli esami necessitavano. Il progresso, col tempo, ha permesso l’attendibilità della datazione anche con pochi millimetri quadrati di tessuto. Avvenimento che ha costretto la Chiesa a cedere alle sempre più incessanti richieste, concedendo il proprio benestare agli esami. Questo atteggiamento, intenso da molti come la volontà del Vaticano di  impedire alla scienza di dare risposte certe, in realtà potrebbe significare soltanto che la Chiesa ha un pessimo occhio sullo sviluppo tecnologico.

Uno dei pochi ad avere perfettamente messo a fuoco la questione risulta essere Yves Delage (zoologo francese) che, all’inizio del 20° secolo disse “si è introdotta senza necessità una questione religiosa in un problema che, in sé, è puramente scientifico, con il risultato che le passioni si sono scaldate e la ragione è stata fuorviata”. E, di fatti, il nocciolo della questione è proprio contenuto in questa frase. Da una parte – anche se in via non ufficiale – sia papa Pio XI, sia papa Giovanni Paolo II hanno detto di essere convinti che la Sindone sia autentica, dall’altra parte pare esservi una crociata scientifica intesa a provare il contrario. Da notare che la chiesa protestante non riconosce nella sindone alcun valore evangelico, considerando l’adorazione delle reliquie una pratica di origine pagana.

Ciò che realmente conta è l’importanza simbolica del lenzuolo, incentrata attorno all’amore totale e ai messaggi più atavici del cristianesimo, anche se il corpo di Cristo mai vi è stato avvolto. L’importanza di una tradizione che invita alla pace e alla preghiera e, come ogni altra tradizione, perde le proprie origini in realtà pagane e popolari. Come dire che poco importa se Babbo Natale non esiste, dal momento che la notte della vigilia milioni di bambini, in tutto il mondo, stanno con il naso in su, dietro alle finestre, sperando di scorgerlo nel cielo.

Del resto è pure vero che Chiesa e scienza sono alla perenne ricerca delle prove dell’esistenza dello stesso Dio, che si ostinano a chiamare con nomi diversi.

Giuditta Mosca

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