Consulta dà torto a magistrati milanesi
Sul caso Abu Omar, l'ex imam di Milano sequestrato a Milano nel 2003, c'è stata violazione del segreto di Stato. La Corte Costituzionale ha accolto i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro i magistrati che hanno indagato e rinviato a giudizio l'ex capo del Sismi, Nicolò Pollari, e altre 34 persone. Dichiarato inammissibile il contro-conflitto della procura di Milano e respinto quello del giudice dinanzi al quale il processo è in corso.
In buona sostanza la Corte Costituzionale "ha dichiarato inammissibile il ricorso incidentale proposto nell'interesse della Sezione Gip del tribunale di Milano nei confronti del presidente del Consiglio". Inoltre, si legge nella decisione della Consulta, è "inammissibile il ricorso proposto dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano". Ed "è respinto il ricorso proposto dal giudice monocratico della IV sezione penale del tribunale di Milano nei confronti del Presidente del Consiglio".
La Corte Costituzionale, poi, "ha accolto i ricorsi presentati dal presidente del Consiglio (all'epoca era Romano Prodi)" nelle parti in cui Palazzo Chigi lamentava la violazione del segreto di Stato "nella richiesta di rinvio a giudizio e nel decreto che dispone il rinvio a giudizio". Il governo, in quella circostanza, accusò davanti alla Corte i procuratori Ferdinando Pomarici e Armando Spataro di aver illegittimamente e ripetutamente "violato il segreto di Stato" nella conduzione delle indagini sul sequestro dell'ex imam egiziano, "bruciando" uomini e strutture del controspionaggio.
La procura di Milano fu inoltre accusata di "aver violato le prerogative di secretazione del governo" in almeno tre circostanze: con "l'acquisizione di documenti informativi, anche di carattere documentale, attinenti l'identita' di 85 appartenenti al Sismi; con "l'intercettazione delle utenze cellulari in loro uso" e "l'acquisizione di elementi attinenti la struttura e le logiche di funzionamento del Servizio non direttamente afferenti l'indagine sul sequestro" e "riguardanti i rapporti con agenti stranieri".
Per quanto riguarda l'ultimo conflitto del governo Berlusconi contro il giudice Oscar Magi dinanzi al quale è in corso il processo, la Corte Costituzionale l'ha accolto "limitatamente all'ordinanza del 14 maggio 2008, ammissiva di determinate prove, respingendolo per il resto" (vale a dire la parte in cui si lamentava che il giudizio fosse ripreso nonostante pendessero i conflitti dinanzi alla Consulta, ndr). Nell'ordinanza del 14 maggio 2008 il giudice Magi ammetteva tutti i testi indicati dal pm ma, allo stesso tempo, enunciava come regola di cautela, per il rispetto del segreto di Stato sui rapporti tra Sismi e Cia, il principio secondo cui tale segreto avrebbe ad oggetto esclusivamente "la tela dei più ampi rapporti Cia-Sismi, ma mai specifici rapporti idonei ad individuare ambiti di responsabilità personale".
La Corte ha infine respinto tutti i contro-ricorsi della magistratura di Milano dichiarando inammissibile quello promosso in via incidentale dal gip che ha rinviato a giudizio gli imputati; il conflitto della procura di Milano che, tra l'altro, sosteneva che sul sequestro Abu Omar non si poteva opporre il segreto di Stato trattandosi di un fatto "eversivo dell'ordine costituzionale"; e infine il conflitto del giudice Magi che chiedeva l'annullamento della nota del novembre scorso inviata dal premier Berlusconi ad agenti ed ex agenti del servizi segreti chiamati a testimoniare al processo ricordando loro che il segreto di Stato è stato opposto in relazione a "qualsiasi rapporto tra servizi segreti italiani e stranieri, ancorché in qualche modo collegato o collegabile con il fatto storico" del sequestro di Abu Omar.
Spataro: "Riconosciuta la nostra correttezza"
"Siamo soddisfatti, è stata riconosciuta la correttezza del nostro comportamento". Così il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, titolare con il collega Ferdinando Pomarici nel processo per il sequestro dell'ex imam di Milano Abu Omar, ha commentato la decisione della Consulta riguardo il conflitto di attribuzione tra potere dello stato, tra governo e magistratura milanese. "Non abbiamo violato alcun segreto di stato - ha detto il magistrato -. Interrogatori e intercettazioni erano del tutto regolari. I documenti a cui fa riferimento la Corte e su cui nessuno ci aveva opposto il segreto di stato erano già stati eliminati dal processo su nostra richiesta. Quindi il processo va avanti".