cronaca

Delitto Treviso,"movente religioso"

Parroco:"Uccise forse per il battesimo"

26 Feb 2009 - 06:02

Il duplice omicidio di Castagnole di Paese (Treviso) potrebbe avere un movente religioso. Lo sostiene il parroco del paese, don Gino Busato, secondo cui Elisabetta Leder e la piccola Arianna potrebbero essere state assassinate proprio a causa del battesimo della bambina. Secondo quanto riferito dal religioso, alla cerimonia non ha partecipato il padre della bimba, Fahd Bouichoud, e nessun altro membro della famiglia dell'immigrato.

Il religioso, sul sito on line de "Il Gazzettino", racconta di aver battezzato qualche mese fa la bambina, ma che alla cerimonia cattolica, in chiesa, "non ha partecipato il padre della piccola", come nemmeno altri membri della famiglia dell'immigrato. L'uomo, Fahd Bouichoud, 26 anni, è indagato e ricercato per il duplice omicidio. Il parroco di Castagnole si chiede ora se il battesimo sia stato fatto all'insaputa del padre, di religione musulmana. "Io - afferma Don Gino - ho battezzato la bambina in chiesa, ed il papà non c'era, era in Marocco. Mi domando: lui voleva o forse non voleva il battesimo? I genitori erano d'accordo o non lo erano?".

Caccia all'uomo
Si sta stringendo il cerchio attorno a Fahd Bouichou. C'è un supertestimone che lo ha visto entrare in casa alle 18.30, poche ore prima della scoperta di quella scena dell'orrore che Fahd, 26 anni, si sarebbe lasciato alle spalle prima di fuggire a bordo della Skoda nera della sua compagna, Elisabetta Leder, 36 anni, trovata in una pozza di sangue in camera da letto insieme alla piccola Arianna, uccisa mentre era ancora sul fasciatoio. La mamma era riversa a terra in pantaloni e reggiseno. Le luci e la tv ancora accese. Una mattanza consumata nell'appartamento di un tranquillo condominio multietnico di Castagnole di Paese, in provincia di Treviso, dove Elisabetta Leder, infermiera in una casa di riposo, viveva con la figlioletta avuta un anno e 10 mesi fa da quel ragazzo di 10 anni più giovane di lei conosciuto durante un viaggio in Marocco.

I genitori e il fratello di Elisabetta avevano accettato subito la sua relazione con il giovane marocchino, che descrivono come un ragazzo gentile, premuroso, molto legato alla figlia. Una relazione tranquilla, che non lasciava certo presagire un tragico epilogo. Fino a quando, secondo gli inquirenti, il giovane marocchino ha agito probabilmente dopo una lite con la sua donna. Fahd era andato a far visita alla figlioletta, come aveva sempre fatto negli ultimi dieci giorni, da quando era arrivato a Treviso dalla Francia. Il giovane marocchino, che gode di un permesso per motivi familiari, andava infatti a Treviso per brevi periodi proprio per trovare la piccola Arianna, mentre il resto del tempo lo passava in Francia a casa di parenti.

La stanza dell'orrore
Un 'menage' saltuario, ma senza scossoni. Poi la tragedia, scoperta dal fratello di Elisabetta, che era attesa con la piccola Arianna a casa dei genitori per la cena. Non vedendola arrivare e di fronte al telefono muto, Raffaella Leder ha chiesto all'altro figlio, Alessandro, 27 anni, di andare a casa della sorella. Alessandro ha trovato la porta dell'appartamento chiusa e ha sentito provenire da dentro il rumore della tv accesa. A quel punto, preoccupato, ha avvertito la madre che ha chiesto l'intervento del 113. Quando i poliziotti hanno sfondato la porta, in camera da letto si sono trovati davanti quella scena orribile.

Sotto il corpo di Elisabetta gli agenti hanno trovato due coltelli da cucina sporchi di sangue: l'ipotesi è che uno sia quello usato dall'assassino, l'altro invece potrebbe essere stato utilizzato dalla donna in un disperato tentativo di difesa. Tracce di sangue, alcune lasciate da impronte di scarpe, sono state trovate anche nel corridoio al secondo piano della palazzina di via Cal Morganella. Nelle prossime ore verrà eseguita l'autopsia sui corpi di Elisabetta e della piccola Arianna disposta dal Pm Antonio Miggiani. Intanto la Questura di Treviso ha lanciato un appello ai cittadini e alla comunità marocchina per aiutare gli inquirenti nella ricerca di Fahd Bouichou, del quale è stata diramata anche una foto, mentre per lui l'invito del capo della squadra mobile Riccardo Tumminnia è quello di andarsi a costituire al più vicino posto di Polizia. Per non aggravare la sua posizione, già molto grave, prima che la morsa che si sta stringendo intorno a lui si chiuda definitivamente.

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