Cassazione boccia ricorso di un 44enne
Per i detenuti ritenuti pericolosi, la Cassazione dice no alla concessione di momenti di intimità con i rispettivi partner. "La restrizione della libertà è ritenuta l'unico rimedio alla pericolosità persistente", hanno sentenziato i giudici bocciando il ricorso di un detenuto 44enne che chiedeva di usufruire di un permesso per fare sesso con la moglie. La Suprema Corte, come aveva stabilito il Tribunale di Sorveglianza di Padova, gli ha detto no.
Il detenuto, per ritagliarsi un po' di spazio con la moglie, aveva già individuato l'alcova, presso una casa di accoglienza di Padova. Lì l'uomo aveva chiesto di potere avere "un colloquio affettivo ed intimo con la propria moglie". Ma la sorveglianza di Venezia, il 21 maggio scorso, aveva negato il permesso data la pericolosità del detenuto. Il 44enne ha insistito in Cassazione, sollevando anche la questione di legittimità costituzionale sul rifiuto al sesso, in base ai diritti inviolabili dell'uomo, previsti dalla Costituzione, che appartengono al detenuto anche al di fuori del regime dei permessi premio.
Piazza Cavour ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha ricordato che "lo stesso ricorrente non poteva godere dei permessi premio" visto che essi sono riservati solo ai "detenuti non pericolosi". Inoltre, aggiunge la Cassazione, "la tutela dei rapporti familiari e dei diritti della persona, nell'ambito dell'esecuzione dellla pena, non può essere la stessa di quella prevista in regime di libertà, specie per i detenuti ritenuti pericolosi per cui la restrizione della libertà è ritenuta l'unico rimedio alla pericolosità persistente".