Spoleto, risarcimento da 35 milioni
Dopo quasi due anni dall'incendio nella Umbria Olii di Spoleto, in cui morirono quattro operai, l'azienda ha chiesto ai parenti delle vittime e all'unico superstite 35 milioni di euro come risarcimento. L'atto legale è firmato dall'amministratore della società, indagato per la tragedia. L'uomo è accusato di disastro colposo e accusa a sua volta i quattro operai, dipendenti di una ditta di manutenzioni, di avere causato l'incendio.
Il 25 novembre 2006, per via di un violento incendio scaturito in oleificio di Campello sul Clitunno, in provincia di Perugia, morirono quattro lavoratori: Maurizio Manili, titolare di un'azienda di manutenzione di impianti, Vladimir Todhe, Giuseppe Coletti e Maurizio Mottini. Unico superstite Claudio Demiri. Una strage che ha portato ad un processo, tutt'ora in corso alla Procura di Spoleto, per verificare le responsabilità.
Le quattro vittime lavoravano per conto di una piccola ditta, che aveva l'appalto per lavori di manutenzione di questo colosso europeo della raffinazione dei prodotti vegetali.
Secondo l'azienda, gli operai che quel giorno stavano lavorando all'installazione di una passerella per collegare due silos, avrebbero dovuto sapere che le fiamme ossidriche non potevano essere utilizzate in quell'intervento. E proprio l'uso di un saldatore sarebbe stata la causa dello scoppio del silos. I quattro saltarono in aria. Dilaniati e carbonizzati.
Quella di risarcimento arriva dopo la richiesta di un ulteriore accertamente tecnico chiesto dall'azienda Umbra Olii - e ottenuto in sede processuale - che ha portato ad una relazione di parte a loro favorevole redatta da un tecnico. Le famiglie della tragedia si sono affidate ai loro avvocati per contrastare questa richiesta. Nel processo la Umbria Olii è stata citata come responsabile civile dell'accaduto.