cronaca

Emanuela Orlandi, teste:"Fu uccisa"

"Il suo cadavere finì in una betoniera"

23 Giu 2008 - 10:20

"Emanuela Orlandi è morta". Questo il punto fermo della testimonianza della donna ascoltata 15 giorni fa dai pm della Procura di Roma. Secondo la testimone il cadavere della ragazza sparita 25 anni fa a Roma, fu nascosto in un sacco nell'auto di Enrico Pedis detto "Renatino", boss della Banda della Magliana, e gettato in una betoniera a Tor Vajanica. In quell'auto si trovava la stessa teste, all'epoca amante di De Pedis.

Due i sacchi, in uno Emanuela, nell'altro il corpo del piccolo Nicitra
Dalle parole della donna sarebbe emerso che, nella stessa occasione, oltre al corpo di Emanuela i malviventi si sarebbero sbarazzati anche del corpo di Domenico Nicitra, il bimbo di 11 anni, figlio di Salvatore, imputato al processo alla banda della Magliana, che scomparve a Roma assieme allo zio Francesco nel giugno del 1993. Al procuratore aggiunto Italo Ormanni e dai pm Andrea De Gasperis e Simona Maisto, titolari dell'inchiesta sulla scomparsa della ragazza, secondo quanto riporta l'agenzia Agi, la donna ha dichiarato: "Renato mi portò a pranzo in un ristorante a Torvaianica, da 'Pippo l'Abruzzese' . Lui aveva un appuntamento con questo Sergio (che, a suo dire, faceva da autista a Renato ndr) il quale portò quel bambino: Nicitra; il nome non me lo ricordo. Portò, dice lui, il corpo di Emanuela Orlandi. Io non lo so che c'era dentro (i sacchi ndr) perché rimasi in macchina. Dice che, però, era meglio sterminare tutto, lui la pensava così. Sterminare tutto così non ce stanno più prove, non ci sta più niente. Lui mi disse che dentro a quella betoniera ci buttò quei due corpi. Poi, non lo so, insomma".

"Meglio ammazzalle subito"
Sollecitata a essere piu' precisa dal pm Maisto, la donna spiega che "c'era un cantiere lì vicino, come dire, una cosa in costruzione. Noi riprendemmo tranquillamente la macchina e pensavo di dirigermi verso Roma. Lui mi disse: "Gira qui, vai lì" e andammo in questo… Disse: "stanno costruendo". Dico: "Che me devo fermà a fà?". Dice: "No, qui stanno a costruì delle case delle persone che conosco, sta a costruì un palazzo o a ristrutturare", non mi ricordo. E da lì a poco mi disse: "Fermate qua!". Mi fermai e arrivò Sergio con la sua macchina e ad un certo punto misero in moto la betoniera. Vidi Sergio con una sacco per volta… e dopo chiesi a Renato: "Aho, ma che c'era dentro a quel …". "Ah, è meglio ammazzalle subito, levalle subito le prove", dice. "E chi c'era?". Dice: "Che te lo devo dì io!". Poi, io andai a casa e spinta dalla curiosità, le dico la verità, lo feci pippà Renato, perché poche volte l'ha fatto … sniffare, insomma. Però quando lo faceva ce stava due o tre giorni … spinta proprio dalla curiosità di voler sapere e lui me lo disse. Cioé lui mi disse queste cose".

"Mesi prima la consegnai a un sacerdote"
La testimone ha raccontato anche della fase precedente il rapimento, dicendo di essere stata incaricata di consegnare a un sacerdote del Vaticano la ragazza intontita, che avrebbe riconosciuto poi in un secondo tempo. Sarebbe stata proprio la donna, sei-sette mesi prima dell'episodio di Torvaianica, ad accompagnare in Bmw la ragazza dal bar del Gianicolo fino al benzinaio del Vaticano. La sua impressione è che Emanuela "non era assolutamente lucida", era "intontita". "Io arrivai lì al bar Gianicolo con una macchina - racconta - . Poi Renato, il signor De Pedis, con cui in quel tempo avevo una relazione, mi disse di prendere un'altra macchina, che era una Bmw e di accompagnare … Cioé arrivò questa ragazza, una ragazzina, arrivò questa ragazza e se l'accompagnavo fino a sotto, dove sta il benzinaio del Vaticano, che ci sarebbe stata una macchina targata 'Città del Vaticano' che stava aspettando questa ragazza. Io l'accompagnai: così feci. Durante il tragitto … non so quanto tempo era passato dal sequestro di Emanuela Orlandi … la identificai come Emanuela Orlandi …Era frastornata, era confusa sta ragazza. Si sentiva che non stava bene: piangeva, rideva. Anche se il tragitto è stato breve, mi sembra che parlava di un certo Paolo, non so se fosse il fratello. Va bé, comunque, io quando l'accompagnai c'era un signore con tutte le sembianze di essere un sacerdote, c'aveva il vestito lungo e il cappello con le falde larghe. Scese dalla Mercedes nera, io feci scendere la ragazza: "Buonasera, lei aspettava me?". "Sì. Sì, credo proprio di sì". Guardò la ragazza, prese la ragazza e salì in macchina sua. Poi, io, dopo che avevo realizzato chi era, dissi, quando tornai su, a Renato: "A' Renà, ma quella non era …". Ha detto: "Tu, se l'hai riconosciuta è meglio che non la riconosci, fatti gli affari tuoi".

Emanuela prigioniera in appartamento di Roma
Secondo quanto ha riferito la testimone ai pm romani Emanuela Orlandi venne rapita e prima di essere uccisa fu tenuta prigioniera in un appartamento del centro di Roma. La teste, il cui racconto e' al vaglio degli inquirenti, avrebbe partecipato a numerosi spostamenti della giovane prelevandola dalla sua prigione.

Sorella Orlandi: "Senza prove non credo a presunta teste"
"Non dò credito a nulla di quello che viene detto in queste ore finché non si accerta per davvero quello che è accaduto e lo si possa provare". Sono le parole di Natalina Orlandi, una delle sorelle di Emanuela. "Per me - continua Natalina - questa notizia è  una come tante altre che escono fuori purtroppo quando sono in corso indagini ed accertamenti. Non si sa come mai vengano fuori notizie che dovrebbero essere riservate, ma è risaputo che accade.... Ad ogni modo non penso nulla di tutto questo, aspetto soltanto, così come aspetta tutta la famiglia". Natalina Orlandi si dice comunque "fiduciosa", e del resto "è notorio che noi lo siamo sempre stati e continueremo ad esserlo fino a quando non avremo motivo per non esserlo".

Date incoerenti
Tutta la testimonianza è ora al vaglio degli inquirenti. Soprattutto le date fornite dalla donna non apparirebbero coerenti nello spiegare la successione degli eventi: appare incompatibile un ruolo di De Pedis nella vicenda Nicitra, perché il boss morì nel '90. La donna riferisce che la sua relazione con De Pedis iniziò nella primavera inoltrata dell'82 e andò avanti fino a novembre '84. Quindi, Renatino venne arrestato e lei lo avrebbe rivisto dopo la sua uscita dal carcere nell'87. Di Emanuela Orlandi si persero le tracce il 22 giugno dell'83. Domenico Nicitra, il bambino di 11 anni, figlio di Salvatore, imputato al processo per i delitti commessi dalla banda della Magliana, scomparve il 21 giugno 1993 assieme allo zio Francesco, fratello del padre. E De Pedis in quell'epoca era già morto: venne ammazzato il 2 febbraio del '90.

La donna ex ospite di comunità di recupero
La stessa teste premette di non essere in grado di essere puntuale: "Le dico la verità, io sto in una comunità terapeutica, ho fatto uso per tanti anni di cocaina, psicofarmaci, insomma, un po' di tutto, non mi sono fatta mancare niente, per cui i miei ricordi sono anche… Cioé, io magari un giorno mi ricordo nitidamente una cosa, ci ripenso dopo qualche giorno e me la ricordo un po' così, poi mi ritorna in mente una frase …".

Nessun indagato
Secondo quanto si apprende la teste al momento non è iscritta nel registro degli indagati della Procura di Roma dove, peraltro, non risulterebbero iscritte neppure altre persone. L'ipotesi di reato su cui si indaga è ancora quella di sequestro di persona.

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