Lo hanno stabilito gli esami autoptici
L'autopsia sulle salme di due dei sei operai caduti sul lavoro a Mineo avrebbe stabilito che sono morti annegati nel fango finito, per cause da stabilire, nel depuratore comunale dove operavano. Avrebbero perso la vita per "asfissia meccanica", come emerge dall'ipotesi avanzata dopo l'esame compiuto nell'obitorio del cimitero di Caltagirone sui corpi di Giuseppe Zaccaria, 47 anni, e Natale Giovanni Sofia, di 37.
E' stato il perito nominato dal Comune di Mineo, Orazio Cascio, ad anticipare parte dell'esito degli esami. "Sta maturando un'idea sulla causa del decesso - spiega il medico legale - si devono ancora però esaminare i polmoni, fare esami tossicologici su liquidi biologici nel sangue, ma sono stati trovati segni eclatanti di morte per asfissia". Tra quest'ultimi c'è il ritrovamento di fango nelle prime vie respiratorie e nei polmoni delle vittime.
"Le morti asfittiche - sottolinea Cascio - possono avvenire per ingestione di liquidi, quindi asfissia meccanica, ma può avvenire anche per asfissia chimica dovuta a un veleno che non fa più respirare. Ma al momento - spiega - ci sono elementi che portano ad escludere questa seconda ipotesi".
La tesi di Cascio non è smentita o confermata dal medico legale nominato dalla Procura di Caltagirone, Maria Francesca Berlich: "Possiamo smentire che la morte si legata a corti circuiti elettrici e non sarà possibile stabilire la sequenza delle morti perché troppo ravvicinate tra loro". Al termine delle ultime autopsie le salme saranno restituite ai familiari per i funerali che potrebbero essere celebrati dal vescovo di Caltagirone, Vincenzo Manzella, nel pomeriggio di martedì a Mineo.
Nella dinamica della vicenda si inserisce un elemento nuovo: Francesco Damigella, cognato di Sofia, rivela che "un impiegato comunale ha detto di avere ricevuto alle 12,15 di due giorni fa una telefonata da parte di uno dei quattro dipendenti che gli diceva che i lavori al depuratore erano stati quasi completati". Una tempistica che coincide con la dichiarazione di un pastore della zona che ha visto i sei operai al lavoro fino a mezzogiorno. Resta il giallo dell'uso della scala e di perché i sei erano scesi nella vasca dove hanno perso la vita e dove, secondo più voci, non avrebbero dovuto essere.
Damigella aggiunge un altro particolare: "mio cognato non era mai sceso nella vasca prima di due giorni fa - sostiene - per motivi di sicurezza. Ne sono certo perché ne abbiamo parlato più volte".