cronaca

Operai morti: escono altri dettagli

Sindaco:non dovevano stare nella vasca

12 Giu 2008 - 07:17

I sei operai morti nel depuratore comunale di Mineo non dovevano lavorare nella vasca contenente del fango. La conferma arriva dalla ditta del servizio espurgo e dal sindaco del paese etneo, Giuseppe Castania: "Dovevano lavorare ai bordi della cisterna ma, per scendere, avevano comprato una scala di alluminio". Il procuratore di Caltagirone, Onofrio Lo Re, precisa che i lavoratori "non indossavano mascherine o respiratori".

Per Castania, "più che di una tragedia del lavoro sembra che sia stata una tragedia della solidarietà". Secondo una ricostruzione dei fatti, i due dipendenti comunali presenti al depuratore avrebbero chiamato i loro colleghi chiedendo di acquistarla perché probabilmente c'erano stati dei problemi nell'intervento di espurgo delle vasche.

"Per l'esecuzione del servizio di espurgo non era prevista né dalle nostre procedure aziendali, né dalle disposizioni del committente la presenza di nostro personale all'interno della vasca o comunque lo svolgimento di qualsiasi operazione, anche momentanea, all'interno della vasca stessa". Lo afferma in una nota la Carfì Servizi Ecologici, la ditta di cui erano dipendenti 2 dei 6 operai morti nel depuratore. Concetto ribadito anche dal sindaco. "I dipendenti del Comune a supporto dell'impresa che doveva svolgere i lavori di espurgo dal depuratore dovevano essere soltanto due".

Per chiarire definitivamente la dinamica della tragedia di Mineo sarà fondamentale l'esame necroscopico effettuato dal medico legale Maria Francesca Berlich, lo stesso che ha effettuato l'autopsia sul corpo della ragazza di Niscemi, Lorena Cultraro, uccisa da tre coetanei.

Sui corpi non ci sono lesioni
I sei operai sono stati trovati in una vasca con 30 centimetri di "fango", costituito dal materiale filtrato dal depuratore. Sono deceduti mentre stavano compiendo un intervento di pulizia e ripristino di un filtro. Dai primi accertamenti medico-legali i corpi non presentano lesioni ed erano "imbrattati" di fango. Secondo la tesi più probabile, formulata dal comandante provinciale dei carabinieri di Catania, Giuseppe Governale, gli operai potrebbero essere stati travolti da materiale di scarico che all'improvviso, per cause non ancora stabilite, si sarebbe riversato nella vasca creato condizioni simili alle sabbie mobili. I sei, trovati abbracciati, potrebbero essere morti nel tentativo di salvarsi a vicenda. E il decesso sarebbe attribuibile a un "mix" tra la presenza improvvisa del fango del depuratore e i miasmi emessi dallo stesso fango.

Gli esami clinici
Le salme delle vittime dell'incidente sul lavoro si trovano negli obitori di tre paesi della zona: due ciascuno tra Caltagirone, Mineo e Palagonia. In giornata il procuratore capo della Repubblica di Caltagirone, Onofrio Lo Re, che coordina le indagini dei carabinieri di Catania, dovrebbe disporre le autopsie. L'esame sui corpi prevede un'indagine degli organi interni e in particolare dei polmoni, oltre che su test ematici per verificare la presenza di sostanze tossiche nel sangue.

Chi erano le vittime
Le sei persone decedute erano esperte del settore del quale si occupavano. Giuseppe Zaccaria, 47 anni, era perito industriale, ed era il responsabile della sicurezza dell'impianto. Era stato assunto dal Comune nel dicembre del 2001, dove era entrato come lavoratore socialmente utile dopo la chiusura della sua impresa. Con la moglie, negli anni scorsi, avevano adottato un bambino. Era rientrato dalle ferie appositamente per riparare il guasto al depuratore. Anche Natale Giovanni Sofia, 37 anni, era dipendente comunale dal dicembre del 2001. Lascia la moglie e due figli. Giuseppe Palumbo, 57 anni, aveva due figli grandi, una delle quali si sarebbe dovuta sposare il mese prossimo. Era un appassionato di caccia. Salvatore Pulici, 37 anni, era il custode dell'impianto. Lascia due figli: un ragazzo di 11 anni e una bambina di pochi mesi che era stata battezzata nelle scorse settimane. Era un 'contrattista' con un part-time e presto sarebbe stato stabilizzato. Anche i tecnici dell'azienda Carfì  morti a Mineo erano reputati attenti e preparati. Salvatore Tumino, aveva 47 anni, ed era originario di Ragusa. Salvatore Smecca, anche lui di 47 anni, era originario di Gela (Caltanissetta) ma si era trasferito a Marina di Ragusa. Nel capoluogo ibleo, il giorno della tragedia è stato proclamato il lutto cittadino.

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